Il futuro passa necessariamente per l’Africa che è il continente piú giovane del pianeta – entro il 2050 circa un miliardo di persone al di sotto dei 18 anni sará africano – e la cui sfida piú grande é l’educazione
di Velia Iacovino
“Senza educazione non c’è crescita. Senza crescita non c’è lavoro. Senza lavoro non ci sono opportunitá. Senza opportunitá c’è povertá , instabilitá, migrazione”. Aprire scuole, formare insegnanti nei luoghi piú remoti e difficili del pianeta é la mission e l’utopia possibile di Laura Frigenti, Ceo di Global Partnership for Education, impegnata in prima linea in questa difficile sfida sulla quale si gioca il futuro dell’umanitá. Un futuro che passa necessariamente per l’Africa che è il continente piú giovane del pianeta – entro il 2050 circa un miliardo di persone al di sotto dei 18 anni sará africano – al quale appunto è stato dedicato l’incontro “Educazione, emergenza comune” che si è tenuto il 22 febbraio a Roma, promosso da Gpe e da altre associazioni come Civil C7, AVSI, Save the Children, Coordinamento italiano Diaspore per la cooperazione, Global Campaign for Education, Global Compact on education e Comunità di Sant’Egidio con il duplice l’obiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica e portare alla presidenza italiana del G7 le raccomandazioni dell’Unione Africana sull’educazione nel continente.
Un momento particolarmente propizio per una iniziativa cosí importante, soprattutto dopo il vertice Italia Africa voluto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per presentare il suo piano Mattei (basato su forme di cooperazione paritaria) e per farsi portatrice delle istanze del continente al tavolo dei Grandi del mondo. A cominciare appunto dall’educazione, che è una delle cinque aree preminenti di interesse su cui sta giá lavorando il governo italiano attraverso una serie di progetti in Algeria, Mozambico, Egitto, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya. E che sta diventando la piú grande emergenza che abbiamo dinanzi. Basti pensare che circa 98 milioni di bambini sono fuori dalla scuola nell’Africa subsahariana e quasi l’86% fatica a raggiungere. Una popolazione africana istruita e qualificata invece può essere la leva che porta a società più produttive e più sostenibili, in grado di affrontare le sfide dei cambiamenti climatici, con effetti a cascata che garantiranno che le risorse future sia umane che economiche si autoalimentino e si rafforzino. Basti pensare che un bambino la cui madre sa leggere ha il 50% in più di probabilità di vivere oltre i cinque anni , il 50% in più di probabilità di essere vaccinato e il doppio di probabilità di frequentare la scuola . L’accesso all’istruzione promuove anche la pace e la stabilità: è stato stimato che la probabilità di conflitto più che raddoppia nei Paesi con un’incidenza doppia di disuguaglianza educativa. L’istruzione, infatti, favorisce la società coese e pacifiche e riduce“i fattori di spinta della migrazione”, come ha sottolineato Ruth Kagia consigliere speciale di Global Partnership for Education per l’Unione Africana.
Non solo L’istruzione é un trampolino di lancio per economie più forti e società più giuste e stabili. E le proiezioni lo confermano. I benefici economici dell’istruzione sono enormi: se si punta sull’istruzione si stima che si registrerá infatti un potenziale aumento del reddito pro capite in Africa del 50% entro il 2050 e di quasi il 120% entro il 2100, ha spiegato Frigenti che in occasione della conferenza di Roma ha avuto una serie di incontri bilaterali riservati con rappresentanti della Farnesina e della Presidenza del Consiglio. La Global Partnership of Education è infatti specializzata nell’obiettivo di elevare il livello scolarizzazione dei paesi in via di sviluppo fornendo assist ai governi interessati per individuare insieme a loro le prioritá, le strategie, raccogliere fondi ad hoc, coinvolgere donors, istituzioni multilaterali, societá civile, rappresentanti degli insegnanti, fondazioni filantropiche e settori privati che possano offrire collaborazione e sostegno tecnologico. “Abbiamo raccolto 11 miliardi di dollari”, ha riferito la Ceo di Gpe ad Associated Medias, spiegando l’approccio innovativo dell’organizzazione che in 20 anni ha contribuito a portare nelle scuole dei paesi partner 160 milioni di bambini in piú, di cui 82 milioni sono bambine che adesso hanno le stesse opportunitá di completare il ciclo di studi dei bambini in tre quarti delle nazioni coinvolteno
(Associated Medias) Tutti i diritti sono riservati