Il progetto di riforma alla base della presidenza di Javier Milei, l’Omnibus, contraddistinto da radicali mutamenti economici e politici, si scontra con le posizioni di gran parte dell’Argentina. Sebbene il testo sia rimasto impantanato in Parlamento, il presidente Milei ha dichiarato la possibilità di un plebiscito e potrebbe considerare ulteriori strategie
di Corinna Pindaro
Durante un viaggio di Stato all’estero in cui il presidente argentino è diretto in diversi Paesi, tra cui l’Italia, Milei deve affrontare l’ostacolo rappresentato dal fermo della sua legge simbolo, l’Omnibus. Questa legge intende introdurre notevoli cambiamenti sul piano politico, economico e fiscale in Argentina, ma si trova ora in stallo. Nonostante Milei abbia fatto di questo testo il suo cavallo di battaglia, deve fare i conti con una forte opposizione politica. La resistenza viene dalla metà della popolazione che non ha votato per lui e teme per i propri diritti lavorativi e le protezioni sindacali.
“Dal mio posto attuale in Israele, vedo come la casta politica vecchio stile sta bloccando progressisti cambiamenti. Non sarà semplice trasformare un sistema che favorisce la ricchezza politica a spese del popolo argentino” ha affermato Milei, annunciando nel contempo il trasferimento dell’ambasciata argentina da Tel Aviv a Gerusalemme. Dopo la sconfitta in Parlamento, Milei ha proposto un eventuale plebiscito e ha lanciato accuse velate all’opposizione, definendola “complice del peronismo”.
Anche il partito di Milei, La Libertad Avanza, ha considerato “traditore” il comportamento dell’opposizione. Milei – attualmente in visita ufficiale in Israele – ha esternato il suo disappunto sui social, esprimendo reazioni forti a un post che etichettava i deputati del gruppo Radicale come servitori del Peronismo e a un altro che invocava un plebiscito. La possibilità di ricorrere al plebiscito è stata poi confermata dal portavoce del governo, Manuel Adorni.
Il dato certo resta comunque che la stessa amministrazione di cui Milei fa parte ha bloccato il progetto di riforma in seguito a divisioni su temi chiave come privatizzazioni e sicurezza. Oltre a questo, altre iniziative chiave, come il pacchetto fiscale, hanno subito un duro colpo.
Nonostante ciò, il ministro dell’Economia Luis Caputo non sembra preoccupato. Egli sostiene che, a prescindere dalla votazione della legge, il percorso dell’economia non cambierà: “Non spenderemo più di quanto ricavato. Non dipenderemo dalla Banca Centrale. Questo garantirà che eviteremo le complicazioni delle ultime due decadi. Non c’è motivo di preoccuparsi. Sappiamo che alcuni deputati preferiscono lo status quo, nonostante la popolazione voglia un cambiamento”. Caputo conclude dicendo che il Paese proseguirà il suo cammino e che “per la prima volta in decenni stiamo agendo correttamente.”
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