Dall’11 al 13 febbraio, la Vezzosa Mugnaia, il Brillante Stato Maggiore, il Sostituto Gran Cancelliere, nove squadre di aranceri a piedi e oltre 50 carri da getto faranno vivere l’emozione del Carnevale Storico più antico d’Italia
Redazione
È iniziato il countdown per l’edizione 2024 dello Storico Carnevale di Ivrea. I giorni clou della prossima edizione saranno la serata di sabato 10 febbraio con la presentazione della Vezzosa Mugnaia dal balcone del Municipio in Piazza di Città alle ore 21 e i tre giorni successivi, domenica 11, lunedì 12 e martedì 13 febbraio: giorni in cui il Corteo Storico e la Battaglia delle Arance animeranno e coinvolgeranno tutta la città di Ivrea in una manifestazione ricca di storia, tradizione, spettacolo, emozioni e grandi ideali.
A riempire di colori e profumi la città di Ivrea ogni anno da domenica a Martedì Grasso è la spettacolare Battaglia delle Arance, momento di grande coinvolgimento e forte emozione, rievocazione della ribellione popolare (gli aranceri a piedi) alla tirannia (gli aranceri sui carri).
Lo spirito dello Storico Carnevale vive infatti nella rievocazione di un episodio di liberazione dalla tirannide: un barone (storicamente riconosciuto nel Marchese di Monferrato) che affamava la Città venne scacciato grazie alla ribellione di Violetta, la figlia di un mugnaio che non volle sottostare allo ius primae noctis e che, uccidendolo, accese la rivolta popolare.
La celeberrima Battaglia delle Arance rievoca proprio questa rivolta: il popolo è rappresentato da squadre di aranceri a piedi che combattono – sprovvisti di qualsiasi protezione – contro i soldati del tiranno posti su carri trainati da cavalli che indossano protezioni e maschere che ricordano le antiche armature. Tirare le arance ha dunque una valenza simbolica ma è pura goliardia: una stretta di mano, dopo un “testa a testa”, sancisce la pace. La Battaglia è un concentrato di ardore e lealtà. Non è raro vedere avversari in battaglia darsi la mano in segno di rispetto, riconoscendo l’abilità e il coraggio altrui.
Ed è proprio un frame di Battaglia ad essere al centro dell’immagine ufficiale di questa edizione. Protagonista è ancora una volta una donna, non la Mugnaia, eroina iconica della festa, già protagonista dell’immagine 2023, portatrice di valori indissolubili, su tutti quello della libertà, riconducibili a una tradizione che affonda le proprie radici nei secoli, bensì una giovane donna intenta a lanciare un’arancia. Quest’anno si è scelto di mettere al centro dell’immagine un volto moderno e attualissimo, giovane, che rappresenta plasticamente la forza delle donne, contrapposta alla brutale forza maschile purtroppo in questi giorni sempre troppo protagonista nelle cronache, che si distingue anche in un contesto unico e così carico di significati come quello dello scontro in battaglia. Perché la forza può essere gentile, sia essa la forza di una donna o di uomo.
A Ivrea durante la Battaglia le 9 squadre occupano ognuna una zona fissa: gli Asso di Picche, la prima nata nel 1947, tira in Piazza di Città, che condivide con la Morte (1954). In piazza Ottinetti troviamo gli Scacchi (1964) e gli Scorpioni d’Arduino (1966), mentre I Tuchini del Borghetto (1964) sono i soli a tirare sulla riva destra della Dora Baltea. In piazza del Rondolino combattono la Pantera Nera (1966), i Diavoli (1973) e i Mercenari (1974). Infine i Credendari (1985) che tirano in piazza Freguglia.
I carri da getto sono divisi in pariglie (2 cavalli) e tiri a quattro (4 cavalli) e si alternano all’interno delle piazze per pochi minuti. Non solo l’ardore in battaglia e la correttezza nel tiro, ma anche la qualità degli allestimenti e i finimenti dei cavalli sono elementi che concorrono a definire le classifiche finali. Tra i protagonisti vi sono anche i cavalli, da sempre oggetto di grande cura e rispetto in città: proprio a Ivrea, a luglio, ha luogo la Fiera di San Savino, la seconda rassegna equestre italiana.
Non solo Battaglia delle Arance. Il Carnevale eporediese si caratterizza per un complesso cerimoniale che attinge a diverse epoche storiche fino a culminare nel Corteo Storico.
Vera protagonista è la Vezzosa Mugnaia, simbolo di libertà ed eroina della festa sin dalla sua apparizione nel 1858. Ad accompagnarla il Generale, di origine napoleonica che guida il brillante Stato Maggiore, e a seguire il Sostituto Gran Cancelliere, cerimoniere e rigido custode della tradizione, i giovanissimi Abbà, due per ognuno dei cinque rioni e il Podestà, rappresentante del potere cittadino.
In segno di partecipazione alla festa, tutti i cittadini e i visitatori a partire dal Giovedì Grasso, su ordinanza del Generale, scendono in strada indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà, come fu per i protagonisti della Rivoluzione Francese.
Le fagiolate rionali, la Prise du Drapeau, le Alzate degli Abbà, le zappate degli Scarli e la distribuzione di polenta e merluzzo sono solo alcuni degli appuntamenti disseminati dal 6 gennaio fino alla chiusura del Carnevale: momenti di unione e condivisione non solo per i protagonisti della manifestazione ma anche per tutti gli eporediesi e i turisti che vogliano avvicinarsi al Carnevale di Ivrea con tutti i suoi riti e le sue tradizioni.
Curiosità in pillole
- Sebbene abbia origini e radici più antiche, è consuetudine datare l’origine del Carnevale di Ivrea al 1808, anno in cui inizia la verbalizzazione scritta delle cerimonie.
- Il logo del Carnevale viene chiamato “Pich e Pala”.
- La Vezzosa Mugnaia e il Generale sono i personaggi principali del Carnevale; accompagnati dal Corteo Storico, devono rispettare un rigoroso Cerimoniale in ogni momento.
- Sono circa 100.000 gli spettatori che lo Storico Carnevale di Ivrea attira ogni anno. 9000 i quintali di arance utilizzate durante la Battaglia. 9 le squadre a piedi e circa 54 i carri divisi tra pariglie e tiri a quattro.
- Il Sindaco di Ivrea il Giovedì Grasso cede i suoi poteri e le chiavi della città al Generale.
- L’identità della Vezzosa Mugnaia deve rimanere segreta fino alle 21 del Sabato Grasso, momento in cui viene proclamata dal Sostituto Gran Cancelliere dal balcone del Municipio.
- Si può dire che a Carnevale il Berretto Frigio rappresenti un vero e proprio marchio di eporediesità. Lo si deve indossare a partire dalle 14.30 di Giovedì Grasso non soltanto per evitare, nei tre giorni della battaglia delle arance, di essere fatti oggetto di lancio – proprio come vogliono la tradizione e l’Ordinanza del Generale – ma anche e soprattutto come espressione di partecipazione attiva alla manifestazione.
- I cavalli sono una componente importante del Carnevale. A Ivrea si svolge ogni anno la Fiera di San Savino, seconda in Italia solo a quella di Verona. Eporedia, nome originario della città, era una città romana all’imbocco della Via delle Gallie sede di una stazione di posta per il rifornimento e cambio dei cavalli. Degni di nota sono le bardature e i finimenti dei cavalli utilizzati durante il Carnevale.
- Fagiolate rionali. I fagioli grassi sono certamente il piatto che meglio rappresenta la lunga tradizione gastronomica legata al Carnevale. La tradizione delle fagiolate benefiche risale al Medioevo, quando razioni di fagioli, bene prezioso nell’alimentazione dei popolani, erano distribuite dalle Confraternite eporediesi ai poveri.
- L’evento gastronomico che chiude lo Storico Carnevale di Ivrea, in concomitanza con il primo giorno di Quaresima, è la Polenta e Merluzzo, organizzato dal Comitato della Croazia.
- Oltre al toponimo, a Ivrea alcune piazze hanno almeno un altro nome. Piazza Ferruccio Nazionale è conosciuta anche come piazza Vittorio Emanuele II, ma è detta piazza di Città; piazza Gioberti è detta invece piazza Maretta.
- Nel 1858 in occasione dell’introduzione della figura della Mugnaia nel Carnevale il professor Ferdinando Bosio scrive “La Canzone del Carnevale di Ivrea”, messa poi in musica dai Maestri Lorenzo Olivieri e Angelo Burbatti.
- Nell’Ottocento le arance, frutto esotico e non comune, venivano usate come segno di omaggio e lanciate dai balconi della città, garbatamente prima e con più accanimento poi, durante il Corso di Gala. A questa consuetudine si fa risalire l’origine della Battaglia delle arance, scesa successivamente nelle piazze.
- Il gruppo dei Pifferi e Tamburi trae le sue origini dalle bande militari che accompagnavano anticamente gli eserciti. La data di costituzione risale al 1808, anche se la loro tradizione musicale è di fatto accertata fin dal XVI sec.
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