A causa dei rischi, le navi di trasporto hanno deviato le loro rotte, causando ritardi e un aumento dei costi. Gli attacchi hanno anche influenzato il flusso di merci in Italia, che ha manifestato preoccupazione per gli sviluppi recenti
di Mario Tosetti
Da più di un mese, le milizie yemenite attaccano impietosamente navi commerciali usando elicotteri e armi da fuoco – destabilizzando così il commercio globale che attraversa il Mar Rosso. Nel tratto di mare tra lo Stretto di Bab el-Mandeb e il Canale di Suez, avviene un commercio annuo equivalente al 12% del totale mondiale, per un valore di circa 1,2 trilioni di dollari.
Questo percorso cruciale ospita un terzo del traffico internazionale di contenitori e il 40% degli scambi commerciali tra Asia ed Europa. Il 12% del petrolio mondiale e l’8% del gas naturale liquefatto (GNL) trasportati via mare, inoltre, attraversano il Canale di Suez.
Al cospetto di tale pericolo, le navi cargo delle maggiori compagnie internazionali sono costrette a deviare le rotte a sud del Capo di Buona Speranza – un cambiamento che comporta un ritardo di circa dieci giorni nei tempi di consegna e un incremento dei costi. Le azioni aggressive delle forze Houthi, tra cui il recente lancio di due missili contro una nave statunitense, hanno ridotto del 55% il traffico nel Mar Rosso e fatto schizzare i costi del 92%.
Questo scenario sconvolgente sta causando preoccupazione in Italia, dove quasi il 16% delle importazioni di beni in termini di valore transita attraverso queste acque. La rotta strategica rappresenta un percorso fondamentale per l’approvvigionamento di beni dalla Cina, l’Asia orientale e i paesi del Golfo Persico, produttori di materie prime energetiche. Anche un terzo delle importazioni italiane nell’industria della moda sono a rischio.
L’Italia si sta già preparando a una possibile missione europea nel Mar Rosso, in collaborazione con Germania e Francia. Il ministro degli esteri, Antonio Tajani, si è detto profondamente preoccupato per i recenti sviluppi ed ha dichiarato di condividere tale preoccupazione con il suo omologo egiziano, il Ministro Shoukry. La questione sarà discussa a breve a Bruxelles.
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