La quinta rivoluzione industriale è entrata nel pieno della sua attività e promette impatti sulla vita della collettività ben superiori a quelli prodotti dalle precedenti. I timori diffusi e le occasioni economiche che avremo ci ricordano che la storia si ripete. Le sfide che ci aspettano nei prossimi 12 mesi
di Guido Talarico
Il 2023 passerà agli annali per due eventi drammatici e per un evento epocale. I primi due sono bellici: la continuazione della guerra in Ucraina e poi quella in Medioriente. Il terzo evento corrisponde alla definitiva messa in moto della quinta rivoluzione industriale, quella relativa all’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Tralasciando gli aspetti più strettamente tecnologi e quelli di storiografia industriale, qui è forse più utile concentrarsi sugli aspetti sociologici e macroeconomici. Comincerò dal tema della paura, che nella realtà ha accompagnato tutte le grandi trasformazioni umane ma che oggi di fronte alla verticale ascesa dell’intelligenza delle macchine e ad una comunicazione globalizzata sembra in grado di scuotere l’animo umano molto più che nelle precedenti epoche di trasformazione sistemica.
La paura deriva da due sentimenti collaterali: la perdita di potere e la perdita di opportunità. Perdite che, come accennavamo, sono tipiche di ogni fase di cambiamento. Ad innescare questi timori contribuiscono il vociare incontrollato dei social ed anche certe sortite sopra le righe, ad esempio quella di Blake Lemoine, ingegnere di Google, che di recente ha suscitato polemiche sostenendo che “l’intelligenza artificiale sta sviluppando una coscienza“. Apriti cielo. Fino a quando le macchine lavorano per noi va bene, ma se pensano no, perché il pensiero è capace di evolvere. Se si pensa, si capisce e se si capisce si progredisce. E siccome il digitale offre capacità di calcolo e di elaborazioni ben superiori a quelle umane ecco che le leggi evolutive di darwiniana concezione applicate alle macchine creano grandi timori.
L’avvento di ChatGPT e di Bard ha fatto crescere i timori
Nel corso del 2023 per di più sono apparse sul mercato vari prodotti figli della IA che hanno fatto avvicinare il timore al panico. Prodotti di scrittura autonomi come Chat GPT o come Bard, insieme agli applicativi che ne sono derivati, hanno infatti dato fuoco a tutte le teorie più apocalittiche proprio perché è diventato chiaro che le macchine oggi possono fare quello che fino a ieri era esclusivo appannaggio del cervello umano. In aggiunta si è posto il problema non certo banale del “disimparare”. In sintesi il concetto è “se non scrivo (e non leggo) perché lo fanno le macchine non imparo e se non imparo non miglioro”. Il che equivale a dire che le macchine, nel sostituirci in certi lavori intellettuali, progrediscono e noi regrediamo.
Inutile dire che poi a questi problemi si sono sommati tutti quelli di matrice giuridica, a cominciare dal diritto d’autore, o di natura socio-politica. Gli “apocalittici” infatti enfatizzano molto i potenziali effetti negativi che l’AI può avere sui processi formativi di una coscienza politica, se non proprio sulle espressioni di voto. Insomma, per molti degli avversari di queste nuove tecnologie esiste un vero e proprio rischio “orwelliano” per le nostre democrazie.
Infine c’è il temutissimo rischio occupazionale. Se anche il lavoro del terziario e del terziario avanzato lo può fare una macchina, quanti milioni di posti di lavoro andranno perduti nei prossimi anni? E’ una domanda più che legittima. Gli oltranzisti fanno un uso strumentale di questo rischio, cavalcandolo per seminare il terrore soprattutto tra i dubbiosi o i meno informati. Tuttavia è un tema sul quale riflettere, ricordando comunque che questo argomento è coevo non solo alla prima rivoluzione industriale ma anche alla stessa evoluzione umana.
L’avvento dell’Intelligenza Artificiale produrrà dunque reali perdite di potere e di opportunità? Vediamo. Il designer sudafricano Pierre Terblanche con grande semplicità ha ricordato che “la tradizione di oggi è l’innovazione di ieri”. Ancora più a fondo sul problema è andato l’economista tedesco Theodore Levitt che già lustri fa aveva scritto: “Così come l’energia è la base della vita stessa, e le idee la fonte dell’innovazione, così l’innovazione è la scintilla vitale di tutti i cambiamenti, i miglioramenti e il progresso umano”. In altre parole, è chiaro che l’uomo non può fare a meno del progresso e tantomeno fermarlo.
L’impatto economico prodotto dall’Intelligenza Artificiale
Per capire meglio le conseguenze dell’impatto economico prodotto dall’IA è comunque utile fare qualche esempio concreto. Nell’editoria e nel marketing, tanto per cominciare, l’impatto è stato più che notevole. Esistono centinaia di applicazioni che sostituiscono l’uomo nel disbrigo di attività semplici come riscrivere un articolo (prendendolo anche da un semplice link), un comunicato stampa o una presentazione in power point. E lo stesso dicasi per il settore contabile e legale, dove l’automazione dei processi ordinari consente ai professionisti di concentrarsi su attività di consulenza a maggiore valore aggiunto. In questo senso alquanto clamoroso è il caso della Lituania dove lo Stato ha affidato alla tecnologia il disbrigo giudiziario di alcune pratiche minori.
Ma non bisogna pensare che l’IA sia efficace soltanto in pratiche semplici. In realtà esistono già moltissimi programmi che sono in grado di cimentarsi in attività complesse che prima necessitavano di buone capacità e di tanto tempo. Dalla sanità alla componentistica, dal data mining (cioè la ricerca sui grandi dati) alla finanza, dall’architettura fino alle attività creative, come la stessa produzione artistica, è tutto un fiorire di servizi che indubitabilmente producono esiti dall’alto valore aggiunto.
L’IA creerà dunque eserciti di disoccupati? La risposta arriva dalla storia, antica e recente. Moltissimi posti di lavoro verranno eliminati e sostituiti da altri. Ci saranno dei cambiamenti sociali importanti che vedranno alcune categorie professionali sparire e altre nascere. Probabilmente con delle sproporzioni nel breve, a danno dei vecchi occupati. Del resto è andata così al volgere di ogni rivoluzione industriale. Sopravviverà e progredirà chi saprà cavalcare l’innovazione e chi saprà sfruttarla per dare vita a nuovi prodotti e a nuove occupazioni. La risposta sta a cavallo del pensiero evolutivo di Darwin e della politica economica di Keynes.
Intelligenza artificiale: uso responsabile ed opportunità
Insomma, siamo di fronte ad attività di comprovata utilità che senza ombre di dubbio portano a concludere che l’Intelligenza Artificiale rappresenta un ulteriore, importante passo avanti del progresso umano. Una conquista fondamentale che aiuterà il nostro cammino verso la risoluzione di problemi complessi come la questione ambientale, sanitaria o come l’esplorazione dello spazio. Rimane tuttavia il tema del come utilizzare questo potentissimo strumento. E la risposta a questa necessità è come sempre di tipo culturale.
Per garantire un uso responsabile e controllato dell’IA nella società, è infatti essenziale promuovere una formazione adeguata, che sia in grado di sviluppare una consapevolezza critica e una struttura legale di controllo per garantire che tutti gli strumenti discendenti dall’Intelligenza Artificiale siano utilizzati per il bene dell’umanità e non per il suo sfruttamento. Così come, per tutelare valori quali la libertà e la democrazia dei popoli, occorre implementare sistemi di fact-checking in grado di verificare la veridicità delle informazioni prodotte dall’IA.
In definitiva, l’IA rappresenta una sfida e un’opportunità che richiedono attenzione, approfondimenti costanti e una regolamentazione adeguata in modo da avere frutti che garantiscano un futuro migliore. Per vincere questa sfida occorrerà unire genio e sregolatezza, poesia e prosa. Perché il futuro, come diceva Karl Popper “è molto aperto e dipende da noi, da tutti noi”, perché è nell’indole umana lottare per migliorarsi, perché la storia dell’umanità è lastricata di azzardi e di insuccessi senza i quali non avremmo vera innovazione, perché se non lo faremo noi alla fine lo farà qualcun altro. L’anno che comincia ora ce ne farà vedere delle belle. Buon 2024 a tutti.
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