Il presidente della delegazione organizzatrice della COP28, Sultan Al Jaber, ha messo in discussione l’abbandono dei combustibili fossili, suscitando aspre critiche. Nel frattempo, durante la Cop28 si sviluppano nuove collaborazioni per risolvere le sfide energetiche e ambientali
di Corinna Pindaro
Sultan Al Jaber, a capo della delegazione organizzatrice della COP28 di Dubai è finito al centro di numerose polemiche a causa delle sue posizioni sui combustibili fossili. Ha affermato che l’eliminazione di tali combustibili, uno degli obiettivi del vertice, significherebbe “un ritorno all’epoca preistorica”. Queste affermazioni, definite dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres come “preoccupanti e rasentanti il negazionismo climatico”, sono state riportate dal Guardian e dal Centre for Climate Reporting.
Al Jaber, inviato speciale degli Emirati Arabi per i problemi climatici e in prima linea nella compagnia petrolifera statale Adnoc, ha argomentato che la scienza non dimostra la necessità di abbandonare i combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius al di sopra dei livelli pre-industriali. Da altro punto di vista Al Jaber ha sì affermato che “la riduzione e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile, sostenendo che occorre “essere davvero seri e pragmatici al riguardo”. E ha aggiunto: “Il mondo continuerà ad avere bisogno di fonti energetiche. Gli Emirati Arabi Uniti sono gli unici al mondo oggi ad aver decarbonizzato le risorse di petrolio e gas”. Peccato che il presidente della Cop 28 si riferisca alle emissioni derivanti dall’energia utilizzata per estrarre i combustibili fossili e non a quelle emissioni, molto superiori, derivanti dalla loro combustione. Dopo la pubblicazione delle esternazioni durante l’evento online diversi scienziati sono intervenuti, ritenendo le dichiarazioni del presidente della Cop28 “estremamente preoccupanti” e accusandolo di conflitto di interessi. Al Jeber, infatti, oltre ad essere inviato per il clima degli Emirati Arabi Uniti e ministro dell’Industria,è anche amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc), azienda petrolifera statale e di quella di energie rinnovabili, Masdar.
Quanto all’Italia, nel corso dei lavori del summit, ha firmato un Memorandum of Understanding con l’Ucraina per collaborare sulla transizione energetica. Il documento prevede che l’Italia supporti l’Ucraina nello sviluppo delle energie rinnovabili, del biometano e dell’idrogeno, in linea con il prossimo Piano Ucraino per l’Energia e il Clima. L’Italia intende inoltre condividere la propria esperienza in termini di decarbonizzazione e soluzioni innovative.
Il Ministero italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha, inoltre, annunciato la sua adesione al Fondo Amazzonia, che lavora in favore del sostegno agli organismi pubblici e privati nell’Amazonia nell’implementazione di modelli di sviluppo sostenibile.
In ogni caso non si può non tenere conto dell’avvertimento lanciato dalla Banca: il riscaldamento globale potrebbe provocare almeno 21 milioni di vittime entro la metà del secolo, sottolineando ulteriormente l’urgenza delle azioni per il clima. La Banca ha anche previsto che altri 44 milioni di persone potrebbero essere ridotte alla povertà estrema entro il 2030 a causa dell’impatto del cambiamento climatico sulla salute.
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