Delfin ha espressamente chiesto di avere quattro rappresentanti in Cda e poter contribuire alla nomina del presidente. Il mancato accordo sulle richieste potrebbe far si che l’azionista presenti una lista per la sostituzione dei componenti uscenti del Cda alternativa a quella del comitato e che, alla fine, il cda sia spaccato in due
di Carlo Longo
Atteso per il prossimo 20 settembre il rinnovo dei vertici del gruppo Mediobanca. La lista dei candidati del Cda sarà in quell’occasione sottoposta all’approvazione del board.
La situazione appare comunque tesa. Mancano le condizioni di un accordo con l’azionista Delfin e pertanto, al fine di sostituire i quattro consiglieri uscenti per raggiungimento del limite di età (Maurizia Angelo Comneno, Maurizio Carfagna, Maurizio Costa ed Elisabetta Magistretti) il comitato ha messo a punto una lista di compromesso composta da persone indipendenti, tenendo conto dell’equa parità tra i generi, creando un mix tra nazionalità e internazionalità, cercando competenze in grado di raggiungere gli obiettivi del piano industriale.
La rosa dei candidati è stata individuata dal comitato con la collaborazione dalla lead independent director Angela Gamba insieme a Spencer Stuart e mira ad assicurare una certa continuità operativa per quanto riguarda le posizioni di vertice. In particolare sembrerebbe certa la riconferma dell’ad Alberto Nagel e del presidente Renato Pagliaro.
Fonti finanziarie hanno rivelato che Delfin si riserva di valutare la lista del Cda ed eventualmente proporre una propria lista. E’ quindi molto probabile che si assisterà ad un confronto diretto tra la lista del comitato e quella di Delfin. Non si è certi, però, del livello del confronto. Delfin potrebbe, infatti, decidere di presentare una lista breve, comprensiva solo dei 4 nomi sostituitivi dei consiglieri uscenti, oppure una lista lunga con un massimo di 7 candidati. Si tenga presente che dalla decisione dipende la stabilità del Cda che potrebbe facilmente trovarsi spaccato in due: 7 rappresentanti di Delfin, 7 del board uscente e 1 di Assogestioni.
Il mancato accordo sembra stato innescato dal fatto che Delfin non abbia partecipato all’elaborazione del nuovo piano industriale già presentato e si sia risentita della mancata considerazione vista la richiesta di un impegno a collaborare nella definizione del business plan. Delfin ha chiesto di avere 4 rappresentanti in cda e possibilità di influire sulla scelta del presidente. Ad ogni modo c’è da considerare che, secondo gli analisti, con queste richieste la holding fondata da Leonardo Del Vecchio sta contravvenendo all’impegno assunto con la Bce di agire unicamente come investitore finanziario, senza quindi esercitare influenze dirette sulla gestione dell’istituto.
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