Le parole di Giuliano Amato in un’intervista a Repubblica sulla strage di Ustica hanno scosso il mondo politico e delle associazioni. Se da un lato c’è chi sostiene che quanto affermato dall’ex premier meriti un doveroso approfondimento dall’altro c’è chi lo critica aspramente
di Corinna Pindaro
La ricostruzione della strage di Ustica da parte dell’ex premier Giuliano Amato fa discutere. “Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare un’esercitazione della Nato nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico” ha detto Amato nel corso dell’intervista a Repubblica firmata da Simonetta Fiori. “L’esercitazione era una messa in scena per spacciare l’attentato per un incidente involontario”, ha continuato l’ex premier.
Il piano, dunque, secondo Amato sarebbe stato quello di colpire Gheddafi che però -ha sottolineato Amato- “fu avvertito della trappola da Bettino Craxi”. Dall’ ex presidente del Consiglio arriva anche un invito alla Francia a prendersi le proprie responsabilità: “Macron tolga l’onta che pesa sulla Francia. Porga le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime”.
Il coinvolgimento dei francesi nell’incidente aereo non è una novità. L’ipotesi era già apparsa negli anni successivi alla strage ed era stata avanzata Francesco Cossiga, ex presidente della Repubblica e capo del governo al momento dei fatti, sulla base della quale è stato aperto un fascicolo d’indagine da parte della procura di Roma. oltre che dallo stesso Amato.
Nonostante, quindi, dalle dichiarazioni di Amato non emerga nulla di nuovo non sono mancate le reazioni del mondo politico e in primo luogo dell’Associazione dei parenti delle vittime.
“Le parole di Amato sono molto importanti, ripercorre l’intera vicenda e mette insieme tutte le informazioni di cui la magistratura è già in possesso, ma le ridice con il tono giusto di chi non può accettare che nel nostro Paese si sappia che ci hanno abbattuto un aereo civile, si sappia – ce lo dice Cossiga – che sono stati i francesi e non si riesca a ottenere la dichiarazione delle loro responsabilità”, ha dichiarato Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime.
“Non abbiamo commenti da fare”, ha risposto inizialmente il servizio stampa dell’Eliseo alla richiesta di reazioni arrivata dalle agenzie italiane. Qualche ora dopo però è intervenuto il ministero degli Esteri: “Su questa tragedia la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto, soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia se ce lo chiederà”, fanno sapere fonti del Quai d’Orsay.
Le reazioni politiche
Non è tardato ad arrivare il commento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha definito le parole di Amato “ importanti” e “che meritano attenzione”. La presidente del Consiglio ha comunque voluto evidenziare che “nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato e nel corso dei decenni è stato svolto dall’autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro. Chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti”.
Invito alla prudenza perviene dal ministro degli Esteri e Vicepremier, Antonio Tajani, Amato “è una persona che ha avuto grande importanza, ma è un privato cittadino. Bisogna fare tutti gli accertamenti necessari, essere prudenti, non entusiasmarsi e non estremizzare le posizioni. Tocca alla magistratura indagare, le relazioni tra Stati non sono legate a un’intervista”, ha affermato. Molto più netto l’altro vicepremier, il segretario leghista Matteo Salvini: “Giuliano Amato ha rilasciato dichiarazioni di inaudita gravità a proposito di Ustica: è assolutamente necessario capire se ci sono anche elementi concreti a sostegno delle sue parole. Visto il peso delle affermazioni di Amato e il suo ruolo rilevante all’epoca dei fatti, attendiamo commenti delle autorità francesi“.
La questione del segreto di Stato appare, comunque, controversa considerato invece che da un membro del governo, il ministro per le Imprese e per il Made in Italy, Adolfo Urso, arriva la dichiarazione: “Su questo argomento non posso esprimere nessuna opinione perché sono vincolato al segreto essendo stato anche il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica”.
“Esprimo una perplessità sul modo nel quale Amato ha detto queste cose. Prima ancora di parlare con i francesi dobbiamo trasparenza e verità ad 81 famiglie”, è il monito di Matteo Renzi, leader di Italia Viva. “Se Amato ha qualche elemento in più deve essere molto più conseguente e non può limitarsi ad un’intervista a Repubblica. Se ha elementi non può limitarsi alla ricostruzione del ‘si dice’, perché chi ha fatto il presidente del Consiglio sa perfettamente che c’è un impegno da parte delle Istituzioni di questo Paese a parlare di queste cose con cognizione di causa. Prima di chiedere a Macron, che andava alle medie quando questo accadde, Amato dica tutto quello che sa nelle sedi opportune. Altrimenti sembra un messaggio in bottiglia, che con 81 morti non si fa”.
Più cauta la reazione di Bobo Craxi, figlio dell’ex premier Bettino: “È già scritto sui libri di storia che mio padre avvertì Gheddafi che lo avrebbero bombardato. Ma nel 1986. A parte lo strafalcione storico, la tesi francese è sempre stata presente: mai provata e mai smentita”. Il figlio dell’ex segretario del Psi ha detto che “nel 1980 lui non poteva conoscere operazioni alleate” e che a istituire la commissione d’inchiesta “fu proprio il governo a guida socialista”.
Anche per Stefania Craxi, figlia di Bettino e senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri e difesa a Palazzo Madama, si tratta di “una ricostruzione che colpisce in primo luogo per le imprecisioni storiche che contiene. È risaputo, infatti, che il presidente del Consiglio Bettino Craxi fece avvisare Gheddafi del bombardamento che si preparava sul suo quartier generale di Tripoli nel 1986. Amato, invece, oggi ci rivela che lo stesso Craxi fu artefice di una eguale “soffiata” al leader libico collocandola temporalmente nel giugno 1980 e mettendola in relazione con il disastro del Dc9 dell’Itavia. Amato, però, non porta nessun elemento a sostegno di questa nuova tesi, trincerandosi dietro un ’avrei saputo più tardi, ma senza averne prova. Egli, da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, condivise tutti gli atti dell’esecutivo a guida socialista, a cominciare dalle scelte di politica internazionale che resero grande l’Italia, messe in campo da un presidente del Consiglio che oggi ritiene “trasgressivo”. Se Amato ha elementi concreti che possano aiutare la verità e rendere giustizia alle vittime innocenti di Ustica, è pregato di renderli manifesti. In caso contrario, la sua è solo un testimonianza che aggiunge confusione a un quadro già complesso”.
Aspra poi la critica di Margherita Boniver, vice ministro degli Esteri ed esponente socialista: “L’intervista di Giuliano Amato è scandalosa. Innanzitutto perché sembra svegliarsi da un letargo durato oltre 40 anni, e in secondo luogo perché riesce ad offendere la memoria di Bettino Craxi, il quale certamente aveva fatto avvisare Gheddafi delle intenzioni da parte americana di bombardare Tripoli, ma questo avvenne nel 1985 e non certamente durante l’episodio orribile della strage di Ustica. Infine continua poi attaccando e diffamando la Nato e le sue intenzioni omicide e illegali in un momento in cui il nostro Paese ha un governo e un parlamento filo-atlantico in difesa della resistenza Ucraina. Per ultimo un invito pesante a Macron per confermare il coinvolgimento francese sempre smentito dalle forze militari italiane. Un bel gruppo di soggetti ricorderanno con stupore l’improvviso ritorno di memoria di un personaggio così ben informato ma che aveva perso apparentemente la memoria. Tutto questo comunque non può che nuocere al nostro Paese descritto come una banda di incapaci, pasticcioni e mentitori”.
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