La visita a Los Angeles della presidente di Taiwan Tsai Ing-wen che ha incontrato lo speaker della Camera Kevin McCarthy ha scatenato la furia della Cina. Il messaggio della potenza asiatica che ha già inviato le forze armate vicino le coste dell’isola è chiaro: la Cina farà di tutto per preservare la sua integrità territoriale
di Emilia Morelli
La presidente di Taiwan Tsai Ing-wen e lo speaker della Camera Kevin McCarthy si sono incontrati alla Ronald Reagan Presidential Library, alle porte di Los Angeles. La visita ha scatenato le ire di Pechino. Appresa la notizia la portavoce del consolato cinese a Los Angeles ha annunciato che l’incontro “Danneggerà ulteriormente le relazioni sino-americane e erirà gravemente i sentimenti nazionali” di 1,4 miliardi di persone.
Alle parole sono stati contestuali i fatti. La Cina ha inviato 3 navi militari e 20 jet da guerra nelle ultime 24 ore vicino le coste di Taiwan. Lo ha fatto sapere il ministero della Difesa di Taipei. Nel frattempo il ministero degli Esteri cinese ha rincarato la dose scandendo la posizione della potenza asiatica: “La Cina si oppone fermamente all’incontro e difenderà fermamente la sua sovranità nazionale e la sua integrità territoriale”, in base alla considerazione che Taiwan è per la leadership comunista una parte “inalienabile” della Repubblica popolare, da riunificare con la forza, se necessario.
Taiwan però non sembra lasciarsi intimidire. Quelle di Pechino sono critiche “sempre più assurde e irragionevoli”, ha detto il ministero degli Esteri dell’isola, ribadendo la sua posizione sulle relazioni tra lo Stretto in una nota postata online. “Taiwan, la Repubblica di Cina, non ha mai fatto parte della Repubblica popolare che non ha mai governato Taiwan. La Repubblica di Cina è un Paese sovrano e indipendente, e ha il diritto di scegliere autonomamente di comunicare e sviluppare relazioni con altri Paesi del mondo e non accetta interferenze o soppressioni”, si legge nella nota in cui si precisa che l’isola auspica “scambi più frequenti” con i partner democratici internazionali.
E’ proseguito, quindi, il tour della presidente di Taiwan Tsai Ing-wen che è atterrata a New York, successivamente si è recata in Guatemala e Belize, e da ultimo a Los Angeles. La città è stata scelta come luogo d’incontro lontano da Washington per evitare contorni di ufficialità, mentre McCarthy avrebbe voluto recarsi a Taiwan.
Il disappunto di Pechino è chiaro e palese, la Cina vede nel tour un’occasione per Taiwan di cercare sponde per l’indipendenza. Tsai ha peraltro ricevuto più di un riconoscimento a New York, tra cui il prestigioso Global Leadership Award del think-tank conservatore Hudson Institute.
Si tenga presente che la Cina già lo scorso agosto, in occasione della visita dell’allora speaker della Camera Nancy Pelosi a Taipei, aveva reagito spiegando le forze armate con esercitazioni di 10 giorni senza precedenti, tra la mobilitazione di decine di aerei e navi militari, e il lancio di missili balistici alcuni dei quali finirono nella zona economica esclusiva del Giappone.
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