Intesa San Paolo ha organizzato alle Gallerie d’Italia a Torino la prima mostra italiana personale di JR, “Déplacé·e·s”. L’esposizione, aperta al pubblico fino al 16 luglio 2023, racconta e affronta il delicato tema dei migranti. Curata da Arturo Galansino è stata preceduta da una performance collettiva itinerante per le strade di Torino che ha coinvolto centinaia di persone
di Emilia Morelli
Un linguaggio semplice ma dal chiaro impatto, un’arte capace di far dialogare il mondo della fotografia con quello della street art, un’arte che mostra il volto più puro dell’impegno sociale. Questo e molto altro lo troviamo raffigurato nella prima mostra italiana personale di JR, “Déplacé·e·s”, aperta al pubblico alle Gallerie d’Italia a Torino fino al 16 luglio.
L’ esposizione, organizzata da Intesa San Paolo e curata da Arturo Galansino, racconta i problemi dei migranti e il progetto -presentato per la prima volta in Italia- rappresenta il culmine di un percorso che ha visto il celebre artista francese viaggiare in luoghi che ancor oggi vivono piegati da guerre, conflitti, cambiamenti climatici e carestia: dall’Ucraina alla Colombia, passando per numerosi Paesi africani come il Rwanda o la Mauritania.
La mostra consta di un percorso espositivo che coinvolge l’intero museo, la scalinata all’ingresso è stata trasformata in un trompe l’œil con un’immagine anamorfica, un’illusione ottica, con cui i visitatori non possono fare a meno di interagire. Il percorso, che continua nelle sale ipogee, è un ricercato accostamento di video, fotografie, sculture in legno, grandi teloni. Tutte le opere rappresentano gli incontri che l’autore ha avuto nel corso dei suoi viaggi, le vite che anche solo per pochi istanti si sono scontrate con l’artista e sono finite per rappresentare uno dei temi più scottanti del nostro tempo. La mostra termina con la sala immersiva dove una video installazione ripropone i viaggi su grandi teloni. I visitatori si trovano così, anche loro a compiere un viaggio, catapultati tra opere di enormi dimensioni in cui i protagonisti sono raffigurati con sguardi profondi e sorrisi genuini nonostante le atrocità del mondo che li circonda.
La performance collettiva che ha preceduto l’inaugurazione della mostra
Il giorno prima dell’inaugurazione della mostra JR ha voluto dare vita ad una performance collettiva che ha visto partecipare centinaia di persone. In piazza San Carlo e nelle vie adiacenti sono stati trasportati cinque teli di enormi dimensioni, raffiguranti le immagini dei bambini incontrati durante le visite nei campi profughi e visibili soltanto dall’alto con l’ausilio dei droni. Tra questi la piccola Valeriia, il più famoso soggetto immortalato dall’artista. Un anno fa, già all’inizio del conflitto, a Leopoli l’artista ha fatto srotolare di fronte al Palazzo delle Opere il ritratto di una bambina che sorride: la piccola Valeriia, finita sulla copertina del Time e divenuta il simbolo dell’Ucraina e della resistenza a fronte dell’invasione russa. Al termine dell’evento pubblico, le opere sono poi state portate all’interno del museo, dove ora sono esposte, naturalmente tese solo in parte, insieme presenza e memoria delle performance realizzata.
“Il caos è magico, non lo organizzo mai, neanche oggi, perché non è un qualcosa che si può prevedere, ma ogni volta che faccio una performance oppure organizzano per me una mostra, accade naturalmente ed è molto piacevole. La particolarità del mio approccio sta nel fatto che non agisco mai da solo, ma con le persone e con le comunità che onoro facendole partecipare attivamente al mio progetto artistico”, ha spiegato l’artista dopo la performance.
“La mia arte – ha aggiunto- crea tensione tra il visibile e l’invisibile per resistere alla banalizzazione delle prospettive. La mia idea è quella di permettere a persone di tutto il mondo di ricevere i propri ritratti in grande formato e di affiggerli in uno spazio pubblico come dimostrazione di sostegno a un’idea un progetto e a una causa. Ad oggi sono più di mezzo milione le persone mobilitate e oltre 140 i Paesi che ci hanno inviato le proprie foto per posta o giganteschi photobooth”, ha raccontato l’artista parigino.
Chi è JR
JR, classe 1983, è partito dalla banlieu parigina più di vent’anni fa ed è divenuto famoso in tutto il mondo per i suoi interventi di arte pubblica capaci di rendere partecipi grandi numeri di persone e smuovere intere comunità: dalle favelas brasiliane ad un carcere di massima sicurezza in California, dalla piramide del Louvre alle piramidi egiziane.
Tra i suoi interventi dall’impatto indubbiamente significativo ricordiamo il progetto del 2007 – prima di finire sulla copertina del New York Times – Face2Face, un intervento clandestino che si è svolto contemporaneamente in otto città palestinesi e israeliane in cui mostrava nella barriera di sicurezza i ritratti degli israeliani e dei palestinesi messi metaforicamente gli uni di fronte agli altri.
Lo stesso si può dire del suo progetto realizzato ad Ellis Island, nel 2014, l’isola accanto alla Statua della Libertà che per lungo tempo è stata il punto di accesso per gli immigrati clandestini, oppure l’intervento a New York l’anno successivo dove ha incollato sull’asfalto del Flatiron Plaza la monumentale sagoma di Elmar, un giovane appena arrivato dall’Azerbaigian. Ma non solo, ricordiamo il progetto cinematografico del 2020 Omelia Contadina, un corto realizzato per sostenere la lotta dei piccoli contadini dell’altopiano dell’Alfina contro le monocolture intensive.
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