In un momento difficile come l’attuale occorre fare scelte che tutelino gli interessi e le prospettive del Paese. la “mission impossible” di salvare l’Ad di Leonardo
di Ennio Bassi
Entrati nella fase decisiva del processo che porterà al rinnovo delle cariche amministrative delle aziende pubbliche, sulla stampa nazionale si registrano varie uscite che tendono a indirizzare o comunque ad influenzare la scelta dei decisori. Nulla di nuovo e nulla di abominevole. Anche questo fa parte del gioco democratico. Dal nostro punto di vista, ci pare di poter dire che gli unici criteri ai quali dovrebbe rifarsi il Governo sono quelli della competenza, dell’efficacia e della correttezza. Alcuni giornali nei giorni scorsi hanno pubblicato l’ipotesi che gli attuali amministratori delegati delle società strategiche debbano rimanere al loro posto in blocco. Una riconferma motivata “dall’opportunità di effettuare cambi in una fase in cui una guerra incombe ai confini dell’Europa”. Come dire, siamo in una fase difficile dunque che tutti restino al loro posto.
E’ un ragionamento possibile, ma solo se lo leghiamo appunto alla competenza e alla capacità dei singoli amministratori di adempiere bene alla loro missione. Se si scrive di voler lasciare Claudio Descalzi in Eni, lo si può capire. Può piacere o no, ma il CEO di Eni è da sempre nel mondo dell’Oil & Gas, ha gestito benissimo la sua azienda anche in questa fase di crisi e di transizione portando utili e risultati per gli azionisti e dunque appare logico lasciarlo al suo posto. E lo stesso discorso vale per Francesco Starace, un ingegnere nucleare che ha trasformato Enel in una multinazionale leader mondiale nelle rinnovabili e che, anche lui, ha prodotto ottimi risultati, dovendo per altro tagliare dalla sera alla mattina le attività in Russia.
COMPETENZE E RISULTATI
Competenza e risultati. Tutto il resto sono giochini di potere. Perché il punto è proprio questo, per essere efficaci in queste industrie bisogna conoscerle benissimo, da lungo tempo. Occorre conoscere ed essere conosciuti. Bisogna poi essere capaci di portare i risultati che gli azionisti si aspettano. Anche perché in questo caso i risultati costituiscono un pezzo fondamentale del conto economico dello Stato.
Se invece si vuole utilizzare la guerra e l’emergenza per salvare situazioni insalvabili allora è un’altra storia. Questo tipo di argomentazioni prese soprattutto per tentare di salvare il Ceo di Leonardo, Alessandro Profumo, appare francamente come una “mission impossible”, un tentativo disperato di mettere una pezza laddove la pezza non può essere messa.
Le argomentazione addotte nel tentativo di legare Profumo a Descalzi sono molto discutibili per le ragioni di cui dicevamo (competenza e risultati) e a causa della mancanza di fondamento logico. Proviamo a spiegare. Intanto vi è una impropria associazione tra l’emergenza globale del COVID e l’emergenza, essenzialmente energetica, causata dalla guerra in Ucraina. Poi, cosa particolarmente grave nel caso della più importante e dunque strategica azienda nazionale di difesa, vi sono i risultati aziendali che sono decisamente sotto ogni aspettativa. Infine, non si può non prendere in considerazione che vi è una legittima necessità politica di riequilibrare una nomina effettuata dal Pd (Profumo fu portato da Gentiloni e Prodi). Non per ultima vi è una questione decisiva che è la conclamata mancanza di sintonia tra l’attuale vertice industriale di Leonardo ed i vertici delle Forze Armate. Cosa particolarmente importante in un momento di grande delicatezza per le future evoluzioni dei requisiti d’armamento.
SULLA DIFESA SCEGLIE CROSETTO
In questa situazione senz’altro complessa il Governo dovrà valutare in modo oggettivo i vari candidati alla poltrona di AD di Leonardo, basandosi, come dicevamo, principalmente su criteri di competenza industriale e conoscenze dello specifico mercato. Il Ministro alla Difesa, Guido Crosetto, è un esperto di prim’ordine di questo settore, sia per ciò che riguarda i mercati che per gli aspetti Industriali ed è dunque la persona adatta a identificare il candidato migliore.
Tuttavia, va ricordato che il processo decisionale è complesso e, ben prima di arrivare all’elemento primario, ovvero il gradimento del Presidente del Consiglio, esistono importanti aspetti da valutare. Primo fra tutti – anche se spesso dimenticato nel passato – il cliente, cioè il mercato. In tutti i Paesi nei quali l’Industria della Difesa ha una valenza strategica ed una specifica funzione di supporto alla Sicurezza Nazionale, il cliente ha una voce importante nella scelta dei vertici industriali. Una voce “consultiva” beninteso, ma senz’altro una voce che un vertice politico intelligente tende ad ascoltare.
La ragione è evidente e non ha nulla a che vedere altro che con l’importanza di un allineamento di vedute su tecnologie e prodotti, fiducia nelle competenze e conoscenze industriali, lealtà alla missione delle Forze Armate. Questo aspetto tende a sterilizzare anche le recenti polemiche sulla presunta mancanza di obiettività del Ministro Crosetto, a causa dei ruoli da lui precedentemente ricoperti nell’industria e della personale conoscenza di alcuni candidati.
LE FORZE ARMATE E GIORGIA MELONI
Al contrario, i Vertici delle Forze Armate hanno a loro volta il pieno diritto, se non il dovere, di esprimere le loro vedute anche al Comandante in Capo delle stesse, ovvero il Presidente della Repubblica, che è il primo ad avere a cuore il buon allineamento tra Forze Armate e vertici Industriali, in particolare Leonardo. Anche questo secondo punto contribuisce a rendere molto debole l’accusa di non equidistanza mossa da alcuni al Ministro Crosetto.
In conclusione, un processo corretto che si basi su una scelta ragionata dei curricula da valutare e sul gradimento delle Forze Armate, incluso il loro Comandante in Capo, contribuirebbe a fornire tutti gli elementi “indipendenti” a supporto di una proposta fatta dal Ministro della Difesa al decisore ultimo, che correttamente non potrà che essere il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
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