Durante la Cop 15 a Montreal è stato raggiunto accordo storico che mira entro il 2030 a ripristinare il 30% delle aree protette sul pianeta, salvaguardare la biodiversità e riconoscere i diritti delle popolazioni indigene
di Emilia Morelli
In occasione della Cop 15, la conferenza delle Nazioni Unite riunita a Montreal in Canada è stato concluso un accordo storico per salvaguardare la biodiversità e gli ecosistemi. L’accordo è stato definito un vero e proprio “patto di pace con la natura” finalizzato a proteggere le terre, i mari e le specie dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici.
Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, è il nome dell’intesa che si pone l’ambizioso obiettivo di salvaguardare gli ecosistemi: assicurando una maggiore protezione, del 30%, ripristinando il 30% delle aree marini e terrestri degradate, riconoscere e implementare i diritti delle popolazioni indigene custodi dell’80% della biodiversità residua sulla Terra. Tutto questo entro il 2030. L’accordo consta di 20 misure tutte incentrate sulla creazione entro il 2030 di aree protette su oltre il 30% del Pianeta. Per comprendere la portata dell’intesa basti pensare che è considerata l’equivalente sulla biodiversità dell’Accordo di Parigi sul Clima.
Inoltre, con l’accordo sono stati sbloccati i 30 miliardi di dollari all’ambiente destinati ai Paesi in via di sviluppo.
La Cina, che ha la presidenza della Conferenza, ha proposto poi che venga inserito un ulteriore obbiettivo da raggiungere entro il 2025: che vengano stanziati almeno 20 miliardi di dollari in aiuti internazionali per la diversità che dovranno divenire 30 miliardi entro il 2030.
L’accordo ha l’indiscutibile pregio di agire con tempestività, gli obiettivi sono fissati a breve termine e del resto il tempo per la salvaguardia degli ecosistemi sta per scadere. Secondo gli studiosi il 75% degli ecosistemi mondiali è stato alterato dall’uomo e le specie in via d’estinzione sono oltre un milione. Una catastrofe che ripercussione anche economiche, considerato che la metà del Pil mondiale dipende dalla natura.
Il precedente accordo, firmato in Giappone nel 2010, non ha raggiunto quasi nessuno dei suoi obiettivi, soprattutto perché mancavano meccanismi di applicazione e monitoraggio.
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