Nella maggioranza si lavora ad una proposta per la rivalutazione delle pensioni, ma sul punto manca ancora l’ok del Mef. Intanto la maggioranza non si presenta in Commissione Bilancio in occasione dell’approvazione della legge, dopo l’occupazione da parte dei parlamentari del Pd della presidenza della Commissione stessa
di Mario Tosetti
Nella maggioranza si sta lavorando per tentare di allargare le maglie della manovra, soprattutto in tema di pensioni. In particolare si sta discutendo circa la possibilità di introdurre una rivalutazione piena delle pensioni fino a cinque volte il minimo, in questo modo si raggiungerebbe un aumento di 2625 euro a fronte dei 20101 attualmente previsti. Il punto dirimente con cui ogni ipotesi deve però scontrarsi sono le risorse disponibili. Se si attuasse l’innalzamento delle pensioni il costo stimato sarebbe di 250 milioni, e sul punto manca ancora l’approvazione del Mef.
Intanto, in occasione dell’approvazione della legge di bilancio si è assistito all’ennesimo scontro. I banchi della maggioranza erano vuoti nella seduta della Commissione Bilancio alla Camera, dopo che i parlamentari del Partito Democratico in segno di protesta hanno deciso di occupare la presidenza della commissione.
“Ci dispiace rilevare che oggi, all’avvio dei lavori della commissione Bilancio per approvazione della Legge di Bilancio, la maggioranza di governo ha brillato per il vuoto assoluto di presenza tra i loro banchi. Quindi non abbiamo capito bene quale aiuto o accordo chiedano alle opposizioni se mancano anche la presenza fisica nei luoghi del confronto parlamentare”, hanno commentato in una nota congiunta la presidente del Gruppo Pd alla Camera, Debora Serracchiani, e il capogruppo del Pd in commissione Bilancio, Ubaldo Pagano.
“Le nostre proposte per correggere e migliorare la manovra iniqua e ingiusta che ci troviamo davanti sono chiare, già segnalate e ora a disposizione di governo e maggioranza se vorranno seriamente aprire un reale confronto in Parlamento. Opzione Donna, senza assurde discriminanti introdotte dal governo, transizione 4.0, credito d’imposta Sud e Zes, decontribuzione assunzioni nel Mezzogiorno e maggiori fondi per la sanità pubblica”, prosegue la nota.
Contro la manovra si è scagliato senza mezzi termini anche il leader M5s Giuseppe Conte: “Se non l’avessimo vista nero su bianco non avremmo creduto a una manovra così misera. Da chi si definisce patriota ci saremmo aspettati misure a sostegno dell’Italia”, ha affermato Conte.
La maggioranza, in ogni caso, è alle prese con diversi nodi ancora da sciogliere e il tempo stringe. A partire, appunto, dal fronte delle pensioni. Sul punto Forza Italia non sembra voler cedere nella battaglia sull’innalzamento delle minime, definito imprescindibile. Roberto Pella, il capogruppo degli azzurri nella Commissione Bilancio ha sottolineato l’indipensabilità de “l’aumento delle pensioni minime a 600 euro dai 75 anni in su e la decontribuzione “di almeno 8 mila euro” sulle assunzioni degli under 35.
Il governo, però, sembra sia intenzionato a mantenere un dialogo con il Terzo Polo. In tal senso sembra doversi leggere l’interesse suscitato da un emendamento proposto da Azione-Iv che blocca il reddito di cittadinanza per gli under 40, consentendo di reperire le risorse necessarie per la rivalutazione delle pensioni.
Tra le misure più discusse restano, comunque, quella sul tetto al contante e la questione della soglia sotto la quale non è obbligatorio accettare il pagamento col Pos. L’ultima cifra sembra essere 40 euro. Tutto questo accade proprio nel giorno in cui l’Ue ha promosso la manovra, sollevando dubbi proprio in relazione a queste due misure.
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