di Carlo Longo
La vincitrice in assoluto è certamente Giorgia Meloni, ma una vittoria tutta sua la può vantare, senza dubbio alcuno, Antonio Tajani, il coordinatore nazionale di Forza Italia. Tajani nel governo meloni si accaparra il ruolo di ministro degli Esteri e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri nonostante abbiamo assistito nei giorni scorsi ai tentativi di sabotaggio di Silvio Berlusconi, che pur di mettere in cattiva luce l’ancora non nato governo Meloni avrebbe senza sconti travolto le sorti del suo fedelissimo.
Da tutta questa vicenda, che ha il sapore amaro di una telenovela di terz’ordine, ne esce sconfitto il Cavaliere, ne esce sconfitta Licia Ronzulli per la quale Berlusconi avrebbe tanto voluto un ministero -e non uno qualunque, voleva un ministero “di peso”- ma si è dovuta accontentare di essere eletta capogruppo di Forza Italia al Senato.
In tutto questo scenario Antonio Tajani, però, non ha mollato. E’ andato a ribadire a gran voce il posizionamento atlantista di Forza Italia in occasione del summit del Ppe prima del Consiglio europeo e, alla lunga, la sua costanza e coerenza sono state premiate. Giorgia Meloni avrà, evidentemente, compreso che Tajani risponde primariamente al Ppe e potrebbe, dunque, essere un alleato comodo al di là dei giochetti mal riusciti messi in campo dal Cavaliere. Così, dopo più di 28 anni, quando Tajani ha contribuito a fondare Forza Italia, rimasto sempre al fianco di Silvio Berlusconi senza tradimenti, voltafaccia o cambi di bandiera, ha raggiunto il suo obiettivo: fare politica in Italia. Ritorna, così, da Bruxelles, dove ha ricoperto ruoli apicali nella Commissione ed è stato presidente del Parlamento europeo.
Commissario europeo per i Trasporti, commissario per l’Industria e l’Imprenditoria e vicepresidente della Commissione durante le due presidenze di José Manuel Barroso, vicepresidente vicario del Parlamento europeo e infine presidente dell’Eurocamera dal 2017 al 2019. A questi traguardi si aggiunge anche la scalata all’interno del Partito Popolare Europeo, la più grande famiglia politica a Bruxelles, del quale è stato vicepresidente fino al 12 ottobre scorso. Anni nei quali Tajani ha costruito strette relazioni internazionali, soprattutto negli ambienti cattolici, nella comunità ebraica europea e italiana e in quelli anticomunisti, anche grazie al fatto che parla correntemente inglese, francese e spagnolo: amico di lunga data dell’ex premier di Madrid, il Popolare Mariano Rajoy, ma anche strenuo sostenitore dell’opposizione venezuelana guidata da Juan Guaidó, oltre che dell’ex presidente cileno Sebastián Piñera.
Con il governo Meloni Antonio Tajani a capo della Farnesina vive nella sua carriera politica un cambio di prospettiva: non più da Bruxelles con uno sguardo all’Italia, ma dall’Italia con uno sguardo verso il mondo.
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