di Emilia Morelli
“Patrizia Sandretto Re Rebaudengo is a one-person dynamo, collector, patron, private museum owner and queen bee in the contemporary art scene in Italy and far beyond”, questo è l’incipit dell’articolo del Financial Times che definisce la mecenate torinese l’ape regina della scena d’arte contemporanea in Italia a non solo. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo è stata intervistata dalla giornalista Georgina Adam in occasione della fiera Freize. Il ritratto del FT è scrupoloso e dettagliato, viene descritta la splendida collana di bigiotteria americana vintage tempestata di grandi pietre, ci si sofferma sugli aspetti caratteriali quali l’entusiasmo trasmesso nel raccontare i suoi progetti, la si osserva parlare inglese fluente e gesticolare con le dita tra i capelli corti.
La giornalista del FT ripercorre la vita di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e i suoi intrecci con l’arte e le suggestioni che ne sono derivate. “Sono cresciuta circondata dall’arte, ma dall’arte tradizionale, in particolare le porcellane di Sèvres e Meissen che mia madre collezionava. Mia madre portava me e mio fratello nei musei di arte tradizionale, non di arte contemporanea. Anche allora quello che vedevo non mi parlava davvero”, ha raccontato Sandretto Re Rebaudengo che ha poi spiegato la scoperta dell’arte contemporanea e l’evento catartico che l’ha spinta a divenire una collezionista universalmente apprezzata. Si è trattato di un viaggio a Londra, quando Nicholas Lodgsdail della galleria Lisson l’ha condotta ad esplorare lo studio di Anish Kapoor.
Ad oggi Patrizia Sandretto ha due spazi d’arte, uno a Torino e uno nel palazzo settecentesco di famiglia a Guarene in Piemonte. Siede nei consigli direttivi del Moma di New York e della Tate di Londra, è la fondatrice della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, con sedi a Madrid, Torino e Guarene, è Presidente del Comitato delle Fondazioni Italiane Arte Contemporanea. L’ultimo progetto, condiviso con il marito, è la trasformazione di un’isola abbandonata di Venezia, San Giacomo in Paludo, in un centro multiculturale che nelle intenzioni dovrebbe essere realizzato e visitabile a partire dalla Biennale del 2024.
“La cosa più importante per me è stata produrre e commissionare arte”, ha raccontato Patrizia Sandretto che ha aggiunto, “Non ho mai pensato che collezionare arte consista semplicemente nell’appendere dei quadri alle pareti”. Nel quadro tracciato dal FT ampia menzione è data non solo alla collezione ma anche e soprattutto al ruolo di mecenate, a supporto degli artisti. Patrizia Sandretto, con la sua vita dedicata all’arte contemporanea, ci catapulta in culto dell’arte contemporanea che nulla ha da invidiare al fervore rinascimentale.
(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati