di Guido Talarico
Saipem è il caso di un cambio strategico aziendale realizzato nei fatti ma non ancora percepito dal mercato. L’azienda italiana, leader a livello internazionale come “Global solution provider”, negli ultimi anni è riuscita a distaccarsi dal mondo dell’”Oil&Gas”, nel quale operava prevalentemente, e a spostare il baricentro dei suoi ordini nella realizzazione e gestione di progetti orientati alla transizione energetica e alle infrastrutture sostenibili, che oggi rappresentano circa il 70 per cento del suo portafoglio.
Per Saipem, infatti, come ha più volte dichiarato l’amministratore delegato Stefano Cao, il gas rappresenta la commodity che accompagnerà la transizione energetica. Sul piano delle energie rinnovabili, l’azienda si è concentrata soprattutto sull’eolico offshore, che permette la riconversione strategica delle tecnologie ed esperienze nell’oil&gas alla nuova realtà energetica, e sulle tecnologie più vicine al core business dell’azienda come i pannelli solari galleggianti, le bioraffinerie integrate, l’energia geotermica e il riciclaggio dei rifiuti. Nel Mare del Nord Saipem ha installato il primo parco eolico galleggiante a livello mondiale ed è attualmente impegnata in una partnership per lo sviluppo della sua tecnologia proprietaria per parchi fotovoltaici galleggianti modulari per installazioni costiere. Un discorso a parte merita il ciclo della CO2, un segmento nel quale Saipem vanta una ampia esperienza avendo progettato più di 70 impianti per la cattura, trasporto, stoccaggio e riutilizzo di CO2 (CCUS) e oltre 40 impianti per la produzione di urea, utilizzando la sua tecnologia proprietaria di cui è licenziataria. Nel solco della diversificazione rientra anche il settore delle infrastrutture nel quale l’azienda vanta una grande esperienza con progetti realizzati per un valore di circa 10 miliardi di dollari, in particolare quelle dedicate alla mobilità, tra cui spiccano i progetti nell’alta velocità, con più di 1.000 km di binario, 450 km di strade e oltre 40 km di viadotti e ponti di varia natura.
Un cambiamento, quindi, nei fatti e non solo nelle intenzioni che dimostra la resilienza e la capacità di adattamento di Saipem agli scenari in continuo cambiamento. Tuttavia, però, molti analisti ed il mercato ancora non hanno percepito il valore strategico di questo riposizionamento dell’azienda e continuano erroneamente ad associare il titolo al settore petrolifero che, se non bastasse la profonda crisi degli anni scorsi, è tra i più penalizzati dagli effetti della crisi sanitaria e contraddistinto da notevole volatilità. Una miopia, dunque, da parte del mercato che in qualche modo presta anche il fianco ad investimenti speculativi sul titolo, legati evidentemente alle difficili prospettive del settore petrolifero nel breve e medio termine e nonostante Saipem sia stata in grado di garantire ai propri clienti la continuità delle attività sui progetti in una complessa congiuntura.
La recente pubblicazione della trimestrale ci consente di fare meglio il punto su Saipem, partendo dal nuovo corso voluto dall’Ad Stefano Cao, la cosiddetta “cura” Cao. Un profondo cambiamento strategico che sta consentendo di realizzare il riposizionamento di una delle migliori aziende globali nel settore dei servizi integrati di progettazione e realizzazione che il nostro paese possa vantare.
Per capire da dove Saipem è partita, dove è adesso e dove vuole arrivare, intanto basta rileggere le parole di Cao: “Saipem oggi è un Global Solution Provider che ha realizzato una profonda trasformazione, transitata anche attraverso il deconsolidamento da Eni, una ristrutturazione finanziaria e una riorganizzazione operativa, introducendo una struttura divisionale e diversificando le sue attività verso i settori dell’energia e delle infrastrutture, nel senso più ampio del termine”. Un modello di business nato dalla consapevolezza sia del contesto di mercato esterno sia dalle caratteristiche distintive dell’organizzazione, in termini di capitale umano, propensione all’innovazione e competenze.
Saipem, dunque, indipendentemente dal mix energetico del futuro, è un player internazionale in grado di adattarsi prontamente al contesto, intercettando i mega-trends, identificando, proponendo e realizzando soluzioni e progetti che rispondono alle esigenze dei propri clienti, affiancandoli sin dalle prime fasi di valutazione fattibilità progettuale.
Del resto, gli effetti della crisi globale, tuttora in corso, stanno segnando profondamente anche il settore energetico. Le Oil Companies stanno cercando di ripensare rapidamente il loro business, orientandosi verso modalità di produzione dell’energia sempre più sostenibili e il contenimento degli investimenti, soprattutto nelle prime fasi del ciclo esplorativo.
Questo scenario per Saipem costituisce una sfida e una grande opportunità che la multinazionale italiana intende cogliere proponendo e realizzando progetti concepiti sempre di più in un’ottica orientata alla sostenibilità e alla decarbonizzazione. Del resto, come abbiamo ricordato prima, già oggi circa il 70% del portafoglio Saipem è svincolato dal greggio. In questi ultimi anni sono state infatti valorizzate attività nei settori contigui al tradizionale petrolio, dove è stato possibile traslare e utilizzare le sinergie derivanti dagli asset (ad esempio, le navi da sollevamento), dalle competenze ingegneristiche e tecnologiche, quali il settore delle rinnovabili o della gestione del ciclo della CO2.
Questo è il risultato della strategia di revisione del modello di business attuata da tempo dall’azienda, focalizzata sulla transizione energetica e sulla diversificazione. Una strategia che si conferma valida anche nel nuovo scenario post-pandemia. Nel primo semestre dell’anno, infatti, l’acquisizione di nuovi contratti ha raggiunto i massimi livelli nella storia di Saipem: circa 26 miliardi di euro, se si includono i progetti gestiti tramite entità di scopo e non consolidate.
Seppur comprensibilmente rallentata dagli effetti della «tempesta perfetta» generata dall’emergenza Covid-19, che ha complicato le cose da un punto di vista gestionale e operativo, Saipem non si è fermata: navi e cantieri hanno proseguito le attività, sia pure nei limiti alla mobilità, e non c’è stata nessuna sostanziale cancellazione di contratti in essere. Un risultato importante che, a quanto risulta, dovrebbe consentire all’azienda di chiudere il 2020 con un quarto trimestre in crescita.
I risultati del terzo trimestre, che il numero uno di Saipem ritiene “positivi”, hanno evidenziato la resilienza di Saipem nella congiuntura negativa legata alla pandemia, con ricavi e margine EBITDA adjusted in tendenziale miglioramento rispetto al secondo trimestre ed una robusta ed equilibrata struttura finanziaria, con aumento della liquidità ad oltre due miliardi, rispetto a fine giugno. Il solido portafoglio ordini di oltre 24 miliardi di euro, rafforzato da recenti iniziative di de-risking concordate con i clienti, consente un buon livello di visibilità oltre il 2020, a cui si aggiunge l’incremento delle opportunità commerciali che l’azienda sta seguendo con attenzione, senza contare le iniziative proposte nell’ambito della strategia europea del Green Deal.
Insomma, per Saipem la strada è tracciata e per un bel tratto è già stato percorso. Del resto, con la transizione energetica che durerà per i prossimi decenni, trovare e sviluppare nuovi paradigmi e soluzioni tecnologiche innovative per infrastrutture digitali e fisiche e sapersi adattare a contesti in continua evoluzione costituirà senz’altro un fattore di successo. Anche su questo Cao è stato esplicito: “intendiamo essere protagonisti nei nuovi settori di mercato aperti dalla rivoluzione verde e dalla digitalizzazione quali la decarbonizzazione, i sistemi integrati di produzione di energia e le infrastrutture per la mobilità sostenibile già oggetto, peraltro, delle nostre proposte progettuali presentate a livello nazionale nell’ambito della strategia dell’European Green Deal”. Un percorso chiaro che promette bene. Prima o poi anche il mercato se ne accorgerà.
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