Roma – “Serve una legge sul conflitto di
interessi in banca, per impedire la
presenza di imprenditori e industriali nei
cda di istituti in cui hanno affidamenti e
conti correnti”. E’ quanto ha affermato il
segretario generale Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani), Lando Maria
Sileoni, nel corso dell’audizione sul Dl Imprese davanti alle audizioni Finanze
e Attivita’ produttive della Camera, sottolineando così la necessità di fissare regole più
cogenti in un comparto che negli ultimi anni è stato protagonista di vicende
controverse troppo spesso illegali.
Riferendosi ai recenti fatti di cronaca e all’intervista che l’Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo
Messina, ha rilasciato al Sole 24 Ore, nel corso della quale ha sollecitato il rientro in
patria degli ingenti capitali italiani all’estero e proposto un piano d’intervento in
cinque punti, Sileoni, nel dare appunto ragione a Messina ha detto: “Gli scandali delle
due banche venete e delle quattro ex ‘bridge bank’, su questo particolare argomento
non hanno purtroppo insegnato niente e, al riguardo, sarebbe opportuno che quegli
industriali o imprenditori che oggi ululano alla luna per difendere la propria banca
locale, utilizzando come scudo un argomento a loro sconosciuto, la difesa dei posti di
lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori, riportino i loro importanti fondi accumulati
all’estero, investendoli nelle loro attivita’, senza utilizzare le garanzie di Stato che
devono servire per le aziende sane o i n difficolta’ a causa del Coronavirus e della
conseguente crisi economica”.
(Associated Press/Red)