Si sono concluse in India le elezioni, durate sei settimane, che hanno avuto come protagonisti 8.300 candidati che si sono contesi i 543 seggi della Camera bassa del parlamento.  Alle urne sono state chiamate 970 milioni di persone e non sono mancati scontri e manifestazioni di protesta. Domani 4 giugno l’ultimo atto con lo scrutinio dei voti e l’annuncio nella stessa giornata del risultato. Appare quasi certa la riconferma dell’attuale premier, ilnazionalista indù Narendra Modi, che la maggior parte dei sondaggi dá in vantaggio insieme al suo Bharatiya Janata Party o sull’ampia alleanza di opposizione che li sfida, guidata dal Partito del Congresso.

Questo voto è considerato uno dei piú importanti nella storia del paese. Se infatti Modi si confermerá vincitore sará il secondo primo ministro indiano dopo Jawaharlal Nehru, il primo dell’India indipendente, a mantenere il potere per un terzo mandato.

I candidati hanno fatto campagna recandosi in  ogni angolo del paese e gli elettori hanno mostrato grande affezione per la democrazia facendo estenuanti file sotto un caldo atroce. Trentatré scrutatori sono morti nei seggi a causa della forte ondata di calore che ha colpito l’Uttar Pradesh.

Ma la strada per la riconferma per Modi non è stata in discesa. Aveva cominciato in modo smart puntando a sviluppo ed eradicazione della povertá per poi sfociare in una vera e propria campagna contro la minoranza musulmana del paese, 14% di 1,4 miliardi di abitanti. Ma ha dovuto soprattutto faare i contri con il Partito del Congresso e con il suo leader Rahul Gandhi che lo ha piú volte attaccato per la sua politica nazionalista.

 

 

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