L’accordo mira ad incrementare la cooperazione tra i due alleati asiatici e gli Usa sia in materia economica che militare e finalizzato a contrastare l’espansionismo cinese e le minacce della Corea del Nord. Il patto, peraltro, è strutturato in maniera tale da resistere a chiunque si avvicendi alla guida della Casa Bianca
di Corinna Pindaro
Un incremento della cooperazione in materia militare ed economica per rispondere alle “sfide regionali, provocazioni e minacce agli interessi collettivi e di sicurezza”. Lo ha definito così il presidente Usa Joe Biden il patto chiamato “Principi di Camp David” siglato tra Stati Unici, Giappone e Corea del Sud.
L’intesa mira a superare tutte le distanze che ancor oggi dividono i due alleati asiatici dagli Stati Uniti, in maniera tale da creare un fronte comune alle minacce della Corea del Nord, del suo riarmo nucleare e dei suoi sempre più frequenti test missilistici oltre che contenere l’espansionismo cinese.
In concreto l’accordo prevede sul fronte economico catene di approvvigionamento più solide e sicure, proteggere tecnologie emergenti ed evitare che vengano monopolizzate dalla Cina. Sul fronte militare intende rafforzare i sistemi di difesa missilistica e nuove esercitazioni comuni oltre all’instaurazione di un sistema di comunicazione di emergenza, un vero e proprio telefono rosso tra le capitali. Un gruppo trilaterale sulla cybersicurezza si concentrerà sul blocco dei furti di fondi orchestrati dalla Corea del Nord ai danni di banche centrali e criptovalute, uno dei canali privilegiati usati da Pyongyang per finanziare i suoi arsenali atomici. Si intensificheranno infine i rapporti diplomatici sull’asse Washington-Tokio-Seul: accanto ai summit ai massimi livelli sono previsti più frequenti incontri ministeriali.
C’è addirittura chi parla di una mini Nato nel Pacifico ma in realtà non si tratta di un’alleanza finalizzata al mutuo soccorso tra i partner ma di un patto ispirato ad un legame strategico tra i partner.
L’intesa peraltro ha l’aspirazione a durare e crescere indipendentemente da chi si avvicendi alla guida della Casa Bianca. In particolare, in vista delle prossime elezioni del 2024, i Patti di Camp David tengono conto di una possibile vittoria di Donald Trump. “Si tratta di creare relazioni per decenni e decenni, di dar vita a una relazione duratura”, ha specificato Biden aggiungendo, “Abbandonare il mondo ci indebolisce: l’America è forte assieme ai suoi alleati e con le sue alleanze. Abbiamo realizzato una struttura di lungo periodo per una relazione che duri e che abbia un impatto fenomenale non solo in Asia ma nel mondo”, ha affermato indicando che l’accordo vuol essere una delle grandi eredità della sua presidenza. “Abbiamo fatto la storia”, ha aggiunto ricordando che questo è stato il primo summit tenuto dalle tre potenze.
In relazione a Pechino Biden ci ha tenuto a sottolineare che “questo vertice non è stato dedicato alla Cina”. Tuttavia, è chiaro che la questione di Taiwan è rimasta ben chiara sullo sfondo. Pechino ha reagito duramente al summit: ha denunciato quelli che ha definito come sforzi provocatori per creare una Nato nella regione del Pacifico.
Biden ha parlato di “coraggio politico” dei due leader al suo fianco, il Primo ministro giapponese Fumio Kishida e il Presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol. Biden ha anche sottolineato l’appoggio di Tokio e Seul all’Ucraina – e legato il sostegno a Kiev alla difesa di Taiwan insidiata dalla Cina. “Immaginate se non avessimo fatto nulla, che segnale avrebbe mandato a Taiwan?”.
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