Giancarlo Giorgetti, in audizione alle commissioni riunite di Bilancio di Camera e Senato ha fornito un quadro positivo in relazione alle aspettative di crescita del Paese evidenziando gli aspetti positivi delle misure contenute in manovra. Ha manifestato, invece, forti perplessità la Corte dei Conti in relazione a diverse misure: le pensioni, l’introduzione del mancato obbligo di pagamento con il pos per importi inferiori a 60 euro, l’innalzamento del tetto al contante e la pace fiscale
di Mario Tosetti
Il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione alle commissioni riunite di Bilancio di Camera e Senato ha esordito affermando che “l’andamento dell’economia continua a sorprendere in quanto a resilienza”. Guardando avanti “non possiamo escludere una temporanea flessione del Pil nei primi mesi a cavallo dell’anno” anche se guardando ancora oltre “nell’ipotesi che non ci siano nuovi shock prevediamo che l’economia riprenda slancio nel corso del 2023 anche grazie all’impulso del Pnrr”.
In proposito secondo Giorgetti è opportuno “accelerare l’attuazione del Pnrr pur in presenza di ostacoli quali il rialzo dei prezzi dei materiali con le sue inevitabili conseguenze sui costi finali delle opere pubbliche”.
Nel dettaglio, per quanto riguarda le previsioni crescita del Paese il ministro dell’Economa ha spiegato che nel quadro macroeconomico programmatico, in presenza di una corposa manovra di bilancio, “prevediamo che la crescita del Pil acceleri a quasi il 2 per cento nel 2024. Il successivo rallentamento all’1,3% previsto per il 2025 è di natura prudenziale e riflette la consuetudine per cui la previsione di medio termine debba ’piegare’ verso il tasso di crescita potenziale stimato per l’economia italiana. Il nostro impegno è di conseguire un tasso di crescita del Pil assai più elevato di quanto indicato dal quadro programmatico anche nel 2025”. Sul punto Giorgetti ha ribadito che la manovra si muove nella linea “della sostenibilità della finanza pubblica”.
Entrando nel vivo della disamina della previsioni della manovra Giancarlo Giorgetti ha anzitutto, sottolineato che con la pace fiscale il governo “non ha introdotto alcuna forma di sanatoria o condono, come pure da qualche parte è stato erroneamente sostenuto: non sono stati previsti abbattimenti dell’ammontare delle imposte dovute né limitazioni dei poteri di controllo dell’Amministrazione finanziaria”.
In relazione alla riforma della misura che prevede la tassa sugli extraprofitti il ministro ha spiegato che va a colpire l’utile evidenziando: “sicuramente pagare le tasse non fa piacere a nessuno, ma pagarle in qualche modo distorto, Siamo disponibili, nell’ambito dell’esame parlamentare a correggere eventuali distorsioni”.
In generale, parlando della manovra in generale il ministro ha ricordato che “tutte queste misure ammontano, nel complesso, a circa 42 miliardi nel periodo 2023-2039, aggiuntivi rispetto a quelli già stanziati a legislazione vigente nel bilancio dello Stato. A questi interventi si aggiungono quelli per favorire la crescita e gli investimenti privati per circa 8 miliardi”.
Le perplessità della Corte dei Conti
Un atteggiamento di gran lunga più perplesso emerge, invece, dal documento con le osservazioni presentato alle commissioni Bilancio dalla Corte dei Conti.”Il quadro che emerge è impegnativo. Anche per dare attuazione, sin dal prossimo anno, ad alcuni indirizzi programmatici, si mobilitano risorse importanti in uno scenario non ancora ben delineato” ha osservato la Corte. “La revisione del sistema di indicizzazione delle pensioni, oltre a contribuire alla copertura di alcune misure che anticipano un più complessivo riassetto del quadro normativo assicura risorse crescenti nell’arco di previsione: una scelta che, se porta ad una percepibile riduzione della ‘curva previdenziale’, va ad inserire ulteriori elementi di incertezza in un sistema che fatica a trovare un assetto definito in senso assicurativo e dal cui ridisegno dipende, in misura rilevante, la sostenibilità del nostro debito. Una incertezza che caratterizza anche il futuro del sistema di sostegno delle fasce più deboli, di cui non è ancora percepibile lo sviluppo dell’aspetto più impegnativo: l’effettiva assistenza nella ricerca di occasioni di lavoro”, hanno aggiunto i giudici contabili.
Ma non solo, secondo quanto si legge nel documento, la Corte ha evidenziato la necessitò di “significativi miglioramenti in termini di coerenza fiscale, ponendo al centro degli obiettivi pubblici un’efficace azione di contenimento dell’evasione che, nonostante i risultati conseguiti, rimane di dimensioni considerevoli”. Pertanto “è necessario che si utilizzino compiutamente le diverse misure di prevenzione e contrasto, che possono concorrere all’innalzamento dei livelli di fedeltà fiscale, favorendo, attraverso l’uso delle tecnologie, l’emersione spontanea delle basi imponibili e supportando la necessaria azione di controllo dell’Amministrazione fiscale; ciò anche mediante l’impiego sistematico dei dati finanziari e, non ultima, un’efficace attività di riscossione. E non sembrano andare in questa direzione alcune delle misure della manovra – aggiunge la Corte dei Conti – che interrompono un percorso intrapreso per la tracciabilità dei pagamenti, che ampliano l’area dei ricavi soggetti a regime forfettario o che propongono regimi di favore che, se consentono di ottenere un incremento del gettito immediato, ipotecano entrate future”.
Inoltre, la norma sulla cancellazione delle cartelle fino a 1.000 euro e la nuova rottamazione dei ruoli “in assenza di qualsiasi valutazione sulla effettiva situazione di disagio del debitore” rischiano di portare al “convincimento che il sottrarsi al pagamento dei tributi possa essere notevolmente vantaggioso”.
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