Cdp, Maquaire e Open Fiber hanno divulgato una nota congiunta con la quale si dice addio al Memorandum of Understanding relativo al progetto di integrazione di Tim e Open fiber. Resta, comunque, incertezza sulle sorti della società
di Emilia Morelli
Cassa Depositi e prestiti, Macquaire e Open fiber hanno inviato una nota congiunta in cui spiegano che “ritengono opportuno soprassedere alle scadenze previste dal Memorandum of Understanding relativo al progetto di integrazione tra le reti di TIM e Open Fiber sottoscritto in data 29 maggio 2022 anche con Tim e KKR, e manifestano sin d’ora piena disponibilità a partecipare al suddetto tavolo di lavoro”.
La nota interviene dopo quanto comunicato dal governo, in data 29 novembre, “in relazione alla creazione di un tavolo di lavoro per la definizione delle migliori soluzioni di mercato in prospettiva della Rete Nazionale, tenuto conto della rilevanza di sistema dell’operazione, anche rispetto ai processi autorizzativi sottesi”.
Così, quindi, il Memorandum -vale a dire il piano a cui ha lavorato finora Cdp- finisce nel cestino e svanisce la lettera d’intenti che doveva condurre alla firma di un accordo. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul dossier Tim ha ribadito in più occasioni di essere intenzionata a mantenere l’infrastruttura della rete sotto il controllo pubblico e di vendere altri asset di Tim per abbassare il debito lordo da 25 miliardi di euro. Un debito che preoccupa non poco considerato il costante aumento dei tassi.
Al momento Tim appartiene soprattutto al gruppo francese Vivendi, che detiene il 23%, mentre il secondo azionista è Cdp con il 9,8% della società. Cdp è però anche primo azionista di Open Fiber in cui detiene il 60% accanto al socio Kkr che ne detiene il 40%. Secondo il Memorandum oggi Cdp avrebbe dovuto consegnare la sua offerta non vincolante per l’acquisto di Tim.
Tuttavia, i francesi chiedono per l’acquisto della società Tlc il doppio rispetto a quanto la Cassa è disposta ad offrire. Pertanto era stata avanzata l’ipotesi di un’opa di Cdp su tutta Tim, e non solo sulla partecipazione di Vivendi, e la successiva vendita degli asset ad esclusione della rete.
“Lo Stato deve aver il controllo sulla parte di rete che è di interesse strategico. Questa forma di controllo si può esercitare in tanti modi. Il problema di Tim è che è integrata verticalmente e una parte deve essere messa sotto il controllo pubblico, è un passaggio complicato”, ha detto sul punto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, mostrandosi ritroso di fronte all’idea di un’offerta pubblica. Senza contare che l’idea di una rete unica potrebbe sollevare qualche disappunto a Bruxelles in tema di concorrenza .
“Parlare ora di opa totalitaria è fantasia”, ha commentato in maniera tranchant il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessandro Butti. Sull’’ipotesi, invece, di un’opa parziale è sembrato meno drastico: “gli strumenti evidentemente saranno individuati, ma quando leggo di opa totalitaria, dico nessuno ne ha mai parlato, questo mi sembra abbastanza evidente”.
Due giorni fa i sindacati hanno incontrato il governo per fare il punto della situazione. “Il governo stasera non ci ha dato alcuna risposta. Noi abbiamo ribadito che, invece, vogliamo una risposta precisa e abbiamo ribadito quella che è la nostra posizione indicando la necessità di agire in tempi rapidi”, ha affermato al termine dell’incontro il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.