Presentato a Milano nel corso del Capital Market Day il piano 2023-2025 della multinazionale italiana. Previste dismissioni per 21 miliardi di euro (verso la chiusura in Romania, Argentina e Perù). L’Ad sulla questione tasse: “Se ci sono extraprofitti che si tassino. Non abbiamo un atteggiamento negativo. Non ci trova particolarmente sconvolti“
di Giulio Talarico
Prima gli analisti, poi i giornalisti. Per l’Amministratore delegato e Direttore generale di Enel, Francesco Starace, e per il CFO, Alberto De Paolo, il Capital Markets Day è il giorno delle domande. Un raffica: si è cominciato alle 9 del mattino con gli analisti e poi nel pomeriggio, dalle 14 in poi, è arrivato il turno della stampa. Ma i due non si sono scomposti. Starace ha risposto tanto alle domande più personali, come a quelle più insidiose. “Certo che mi piace lavorare in Enel – ha detto rispondendo alle domande sul suo rinnovo – ma il mio futuro qui non lo decido io ma i miei azionisti”. Punto e a capo. Anche su un tema caldo, le tasse, l’Ad è andato giù piatto: “Se ci sono extraprofitti che si tassino. Cambiare la tassa dal 25% al 35% dove si sono depositati degli extraprofitti va bene. Non abbiamo un atteggiamento negativo. Non ci trova particolarmente sconvolti“.
E con lo stesso piglio ha affrontato la questione del nucleare. “Gli studi si fanno sempre, noi continuiamo a studiare e a fare. Non dimentichiamo che Enel gestisce sette centrali nucleari in Spagna e stiamo in fase di test in Slovacchia. Siamo l’unico player italiano che fa nucleare”, ha spiegato Starace dicendo che per il futuro “ci sono tecnologie promettenti e degne di attenzione che però entreranno a far parte del mix energetico a partire dagli anni Quaranta”.
Il grosso delle tempo però è stato dedicato alle questioni generali del gruppo. All’orizzonte ha spiegato Starace ci saranno “due anni di turbolenze”, da affrontare con cautela e meno pesi sulle spalle. Non a caso il piano 2023-2025 di Enel, presentato nel corso dell’annuale Capital Market Day, prevede un’accelerazione sulla elettrificazione sostenibile, con la generazione da fonti rinnovabili che salirà al 75%, e un riposizionamento strategico e geografico. Riposizionamento che prevede dismissioni in aree importanti come Argentina, Perù e Romania. Dismissioni che genereranno 21 miliardi di euro destinati a tagliare il debito. Nello stesso triennio gli investimenti saranno per 37 miliardi di euro, la gran parte in Italia, Spagna e Stati Uniti.
Le dismissioni sono state decise perché in questi paesi “si è fatto quel che si doveva fare”. Ora, ha detto Starace, “ci concentreremo su modelli di business integrati, know-how digitale, business e aree geografiche che possano aggiungere valore nonostante le complessità dell’attuale scenario”, una strategia, ha aggiunto, che “aumenterà la nostra resilienza di fronte a potenziali future persistenti turbolenze, oltre a posizionare la nostra creazione di valore in un percorso di ulteriore crescita, a vantaggio di tutti gli stakeholder e accelerando l’indipendenza energetica nei Paesi core”, che, occorre ricordarlo, sono Italia, Spagna, Stati Uniti, Brasile, Cile e Colombia.
Starace ha quindi confermato un obiettivo a lui particolarmente caro, vale a dire l’obiettivo delle emissioni zero nel 2040. Nel piano presentato la decarbonizzazione viene definita la strada “per assicurare competitività, sostenibilità e sicurezza” alle forniture energetiche. Per questo entro il 2025 Enel prevede di aggiungere 21 gigawatt (GW) di capacità rinnovabile installata, di cui 19 GW nei sei paesi core, la gran parte generata con il solare (52%) e l’eolico (27%). Si arriverà al 75% di energia da fonti rinnovabili, partendo da una percentuale del 58,7% dei primi nove mesi del 2022. Una scelta che posizionerà il gruppo che, ricordiamolo, è in assoluto uno dei principali player mondiali, verso il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.
E’ arrivato quindi il momento delle rinnovabili. In Italia nel prossimo triennio le energie prodotte da questa tipologia di fonti verranno potenziate con installazioni per 4,2 GW, a fronte di un investimento per 5,4 miliardi di euro. Un pacchetto che secondo Starace “potrebbe raddoppiare, se verranno messe in campo le giuste misure che il Governo ha annunciato per sbloccare l’incredibile ingorgo di iter autorizzativi”. Una piaga quella della lentezza della burocrazia che condizionano lo sviluppo del settore. Starace ha quindi ricordato che Enel in Italia ha “30mila megawatt di investimenti potenziali” e con ironia ha spiegato che nel gruppo “non abbiamo alcun limite dal punto di vista dell’appetito”.
Tornando sugli investimenti, il leader della multinazionale italiana dell’energia ha detto che “il 94% degli investimenti totali del gruppo nel 2023-2025 è in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite” e che più dell’80% di questi è in linea con i criteri della tassonomia dell’Unione Europea, “in virtù del loro sostanziale contributo alla mitigazione del cambiamento climatico”.
Sempre a proposito di investimenti, l’Ad ha ricordato che nel complesso nel triennio 23/25 il gruppo investirà 37 miliardi di euro: il 60% a sostegno della strategia commerciale integrata e il 40% a favore delle reti, per sostenere il loro ruolo di abilitatori della transizione energetica. Starace ha anche spiegato che 17 miliardi andranno per le rinnovabili nei sei paesi chiave. “Questo piano non rallenta affatto la nostra crescita sulle rinnovabili, ha detto l’Ad ribadendo che “c’è attenzione a quei Paesi dove le rinnovabili sono molto sviluppate e hanno una grande potenzialità”.
Infine la questione degli aumenti di produttività che derivano dagli investimenti di Enel. Questione alla quale Starace è da sempre molto attento. Un programma di investimenti che alla fine genererà un incremento totale del Pil nei Paesi in cui opera Enel pari a 70 miliardi di euro.
Infine la decisiva questione della redditività. Qui Starace è stato chiarissimo: “si prevede che l’Ebitda ordinario di gruppo cresca sino ad un valore compreso tra 22,2 miliardi di euro e 22,8 miliardi di euro nel 2025 dai 19,0-19,6 miliardi di euro stimati nel 2022”. Andamento che produrrà un utile netto a 7,0-7,2 miliardi di euro nel 2025, dai 5,0-5,3 miliardi di euro stimati nel 2022. E non sono risultato di poco conto visto che questi livelli di redditività consentono di ritoccare al rialzo il dividendo per gli azionisti che passerà dagli attuali 40 a 43 centesimi a partire dal 2023.
Insomma, un piano complesso, non di facile attuazione, ma poderoso, ambizioso e con numeri importanti. La politica, quando sarà il momento, avrà di che pensare
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