di Emilia Morelli
Sono giorni consecutivi ormai che l’Ucraina ha ripreso a svegliarsi sotto i violenti attacchi russi, non soltanto a Kiev -dove sono state colpite almeno tre infrastrutture energetiche provocando due morti e un ferito- ma le sirene antiaeree, dalle prime luci dell’alba hanno risuonato in oltre la metà delle regioni. Sono stati colpiti, soprattutto i luoghi essenziali per l’approvvigionamento energetico tanto che la situazione, tra black out e interruzioni delle forniture, è stata definita critica.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato: “Oggi eroghiamo 2 miliardi di euro di assistenza macrofinanziaria all’Ucraina. Altri seguiranno entro la fine dell’anno. Rimarremo al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario. Discuteremo come garantire un supporto continuo con i partner globali alla conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina” a Berlino. Sembra, inoltre, che i Paesi europei stiano predisponendo un piano di contributi con fondi propri per garantire all’Ucraina l’accesso ai servizi internet Starlink, attualmente pagati dal multimiliardario Elon Musk. Lo riferisce Politico sottolineando che il tema è entrato nella discussione del Consiglio dei ministri degli Esteri a Lussemburgo, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis. Il capo della politica estera Ue Josep Borrell ha sollevato il tema, “e alcuni Paesi hanno aderito”, ha detto Landsbergis senza specificare quali Paesi. Anche gli Usa – aveva riferito ieri Politico- stanno valutando la stessa opzione.
Intanto si contano le vittime dell’attacco effettuato dalla Russia con i droni kamikaze iraniani, attualmente il bilancio è di otto civili tra Kiev e la regione di Sumy tra cui una coppia in attesa di un bambino. I droni di fabbricazione iraniana, Shahed- 136, utilizzati da Mosca accanto a missili e razzi, possono volare per più di 2 mila chilometri telecomandati, trasportare fino a 50 chili di esplosivo e schiantarsi contro un obiettivo facendo detonare la carica e quindi autodistruggendosi. Secondo le fonti di Kiev, il primo pacchetto di droni iraniani acquistati dalla Russia comprendeva 1.750 di queste armi, ma gli ucraini ne hanno abbattuti il 70%. Lo ha riferito il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrilo Budanov che ha aggiunto che la fornitura è stata concordata lo scorso 6 ottobre in occasione della visita a Mosca del primo vice presidente iraniano Mohammad Mokhber.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esplicitamente definito un fallimento militare e politico la circostanza per cui la Russia è stata costretta a chiedere a Teheran droni e missili per la guerra contro l’Ucraina. “Dobbiamo ricordare che il fatto stesso dell’appello della Russia all’Iran per una tale assistenza è il riconoscimento da parte del Cremlino della sua bancarotta militare e politica”, ha sottolineato Zelensky che ha continuato, “Per decenni hanno speso miliardi di dollari per il loro complesso militare e industriale e alla fine si sono inchinati a Teheran per ottenere droni e missili piuttosto semplici. Strategicamente, questo non li aiuterà in alcun modo, dimostra solo al mondo che la Russia è sulla strada della sua sconfitta e sta cercando di attirare qualcun altro tra i suoi complici. Garantiremo sicuramente una risposta internazionale adeguata per questo”.
Il Cremlino, comunque, ha negato in toto l’accaduto e fatto sapere di non aver “informazioni sull’acquisto di droni iraniani per la Russia” e che “viene utilizzato un hardware di produzione nazionale”. Anche l’Iran, finora, ha sempre negato di aver fornito alcun drone kamikaze alle forze armate di Mosca.
Nel frattempo la sottosegretaria del Dipartimento Usa per gli Affari europei, Karen Donfried, ha fatto sapere: “Imporremo sanzioni su chiunque sostenga militarmente la Russia contro l’Ucraina. In particolare, renderemo sempre più difficile per l’Iran vendere le armi a Mosca”. Inoltre, la sottosegretaria ha dichiarato che l’uso di droni iraniani dimostra che l’esercito russo sta “soffrendo” a causa delle sanzioni.
Nel mezzo di questa escalation, una buona notizia: uno scambio di oltre duecento prigionieri: tra questi 108 donne ucraine, decine delle quali si erano arrese nell’acciaieria Azovst. Ad annunciarlo per primo da fonte ucraina, il capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andriy Yermak: “E’ stato effettuato un altro scambio di prigionieri su larga scala. Particolarmente emozionante e davvero speciale: abbiamo liberato 108 donne dalla prigionia. Madri e figlie erano in prigione e i loro parenti le stavano aspettando”, il commento di Yermak. Tra loro, combattenti del lungo assedio nell’acciaieria di Mariupol.
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