di Ennio Bassi
Ciriaco de Mita si è spento questa mattina in una casa di cura ad Avellino. Aveva 94 anni. Con lui scompare uno dei simboli di maggiore rilievo della Democrazia Cristiana e allo stesso tempo uno dei rappresentanti più eminenti della cosiddetta Prima Repubblica. Ricoverato dal 3 aprile scorso al reparto di neurologia dell’ospedale ‘San Giuseppe Moscati’ di Avellino per una serie di accertamenti neurologici e cardiologici dopo l’operazione al femore subita il 25 febbraio scorso, a seguito di un incidente domestico, de Mita si è spento serenamente questa mattina poco dopo l’alba.
“Quando morirò – disse una volta con la sua solita ironica arguzia – dite semplicemente è morto un democristiano”. Dopo la convalescenza per la frattura del femore, De Mita aveva fatto ritorno a casa e aveva intrapreso un percorso di riabilitazione. In un primo momento le condizioni di De Mita non erano parse preoccupanti, ma a destare molta preoccupazione era stato un post sui social della figlia Antonia: “Mio padre è grave” ha scritto, rivelando di non aver potuto incontrare l’ex leader della Democrazia Cristiana e facendo così salire la preoccupazione.
Luigi Ciriaco De Mita era nato nel 1928 a Nusco, un piccolo comune irpino in provincia di Avellino. Nella sua lunga e ricca carriera politica è stato presidente del Consiglio dal 1988 al 1989, segretario e poi presidente della Democrazia Cristiana dal 1982 al 1989, quattro volte ministro e parlamentare per un’intera generazione. Il suo ingresso nella DC risale al 1953 nella corrente della “Sinistra di base”, nel 1956 viene eletto consigliere nazionale dello scudocrociato al congresso di Trento. Elettodeputato per la prima volta nel 1963, nel 1968 entra a far parte per la prima volta in un governo come sottosegretario all’Interno.
In seguito fu vicesegretario del partito (1969-73) durante la segreteria di Arnaldo Forlani. Diverse le cariche ministeriali tra il 1973 e il 1982: ministro dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato nel quarto e nel quinto gabinetto Rumor (1973-74), ministro del Commercio con l’estero nel quarto gabinetto Moro (1974-76) e ministro per gli Interventi straordinarî nel Mezzogiorno nei governi Andreotti del 1976-79.
A seguito delle fine del mandato di Flaminio Piccoli, De Mita venne eletto segretario nazionale della DC nel maggio 1982. Il suo partito subì una grave debacle nelle elezioni politiche del 1983, ma nonostante ciò De Mita restò in carica, venendo ripetutamente confermato fino al congresso del 1989. Proprio durante gli anni Ottanta fu avversario all’interno del pentapartito del leader del PSI, Bettino Craxi, e fu in conflitto all’interno della DC con Andreotti e Forlani (dalle iniziali dei tre politici nacque la sigla CAF, ancorché contestata dagli esponenti democristiani).
E a questo periodo che risale l’apprezzamento di Gianni Agnelli, che in una puntata di Mixer lo definì “un tipico intellettuale della Magna Grecia”. Nell’aprile del 1988 il presidente della Repubblica Francesco Cossiga gli affidò l’incarico di formare un nuovo governo, e De Mita si trovò alla guida di un pentapartito composto dai democristiani, socialisti, repubblicani, socialdemocratici e liberali, il suo mandato durò fino al luglio del 1989.
Nel settembre del 1992 venne eletto presidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali per poi dimettersi nel marzo del 1993. Dopo il processo di trasformazione intrapreso dalla DC, nel 1994 ha aderito al Partito popolare italiano. Membro della commissione parlamentare per le riforme costituzionali tra il 1997 e il 1998, parlamentare europeo per il Partito Popolare Italiano (1999), viene rieletto al Parlamento italiano nel 2001 e nel 2006 con la Margherita e con l’Ulivo.
Ancora parlamentare europeo nel 2009, le sue ultime cariche politiche sono nella sua Nusco, eletto sindaco nel 2014 e poi confermato nel 2019. Nel 2019 arriva il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Lascia la moglie Anna Maria e i figli Antonia e Giuseppe.
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