di Corinna Pindaro
“Strano leggere che Kkr pensi ad un’Opa non amichevole senza approvazione del board di Tim, oltretutto in piena elezione del Presidente della Repubblica. Parliamo di un asset strategico nazionale del Paese, e va preservato”, commenta così Laura Castelli, viceministra all’Economia, la notizia secondo cui il fondo americano Kkr è intenzionato a lanciare un’ulteriore Opa, questa volta ostile considerato il mancato accordo del consiglio di amministrazione di Tim. Dubbi permangono in relazione al contenuto dell’Offerta che Kkr avrebbe intenzione di lanciare e sulle tempistiche. Si ci domanda, altresì, se il fondo Usa attenderà l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, per non fare sgarbi al mondo politico italiano, oppure lancerà l’Opa già nei prossimi giorni.
“Mi auguro che Cdp, Vivendi e Kkr siedano tutti intorno a un tavolo per trovare una soluzione ordinata che tuteli gli interessi di tutti nell’interesse del Paese”, ha aggiunto la Castelli. Tuttavia sembra proprio che il suo augurio sia irrealizzabile. Effettivamente nei giorni scorsi era trapelata la notizia che Tim, nei progetti di Cdp e Vivendi, potesse essere scorporata divenendo una società di servizi telefonici da un lato e dall’altro una società di rete. In questo contesto Cdp e Vivendi, ricorrendo ad un percorso finalizzato alla ristrutturazione della società ed evitando il delisting del titolo in borsa, avrebbero lasciato a Kkr un margine molto ridotto di azione rispetto a quello che il fondo Usa verrebbe a detenere attraverso l’acquisizione tramite Opa. Si è ipotizzato, addirittura, che tramite l’operazione su Tim Cdp avrebbe di fatto, una volta ottenuto il via libera dell’Antitrust europeo, facilitato la creazione di un’operatore unico di rete. A smentita delle indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi, secondo quanto riporta Reuters avvalendosi di una fonte interna a Cdp, l’istituzione finanziaria italiana non ha sul tavolo alcun progetto inerente Tim di concerto con Vivendi e Kkr. Si tenga presente, inoltre, che Cdp e Vivendi sono entrambi azionisti di Tim con quote rilevanti rispettivamente del 23,7% e del 9,8% ed un’azione congiunta potrebbe far storcere il naso ed avere ripercussioni negative sul mercato. Ovviamente, sottolinea la fonte di Cdp, Cassa Depositi e Prestiti ha interesse a che le scelte strategiche della compagnia di tlc avvengano nell’interesse del Paese in materia di digitalizzazione, infrastrutture e opportunità occupazionali in linea con gli obbiettivi del Pnrr ma niente di più.
Mentre si attende, quindi, l’esito delle due diligence richieste dal Fondo americano quest’ultimo potrebbe non incontrare alcun ostacolo concreto per l’acquisizione di Tim. Sulla circostanza influisce anche il dato secondo cui il nuovo piano industriale, approvato dal direttore generale Pietro Labriola, non ha ancora incontrato grande favore in borsa. Il titolo, infatti, negli ultimi due giorni consecutivi ha registrato un forte ribasso (-3,2% a 0,4232 euro). Ad ogni modo il nuovo piano industriale dovrebbe vedere la luce tra febbraio e marzo e sarà presentato dapprima agli azionisti ed in seguito alla comunità finanziaria. E’ probabile peraltro che, preannunciato da tre segnalazioni di profit warning, si possa trattare di un bilancio poco soddisfacente.
A questo punto non resta che attendere e scoprire quali saranno effettivamente le mosse di Kkr, se le tempistiche di un’eventuale Opa ostile terranno conto della prossima elezione del Presidente della Repubblica, come reagirà la borsa a fronte della vicenda la cui protagonista è la compagnia di telecomunicazione italiana, ex monopolista, con fondamentale importanza strategica pubblica.
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