di Guido Talarico
La Scuola Politica “Vivere nella Comunità”, promossa dal Prof. Pellegrino Capaldo, rappresenta un’assoluta novità nel panorama formativo italiano. Per la prima volta nel nostro paese si è costituita una Scuola Politica bipartisan, gratuita e senza nessun’ area politica di appartenenza. Il livello dei protagonisti coinvolti è altissimo. Nella governance della Scuola figurano membri come Sabino Cassese, Stefano Lucchini, Bernardo Mattarella, Marcello Presicci, oltre agli amministratori delegati di Ferrovie dello Stato, Enel, Ericsson, Intesa Sanpaolo e Cisco. Presenti anche i rappresentanti di ANSA, Fondazione Compagnia SanPaolo, Sace, Fondazione Cdp, Poste Italiane, Fondazione Crt e Banca d’Italia.
La Scuola è composta da un supervisory board, presieduto dal presidente Paolo Boccardelli e da un board esecutivo, il cui vice presidente è Massimo Lapucci. Il programma didattico, articolato in 5 aree, ha la finalità di formare giovani ad alto potenziale con competenze interdisciplinari rivolte alla risoluzione di problemi complessi e alla definizione di risposte alle sfide della società e del nostro tempo, sia nel pubblico che nel privato. Il progetto della Scuola, tuttavia, non vuole essere esclusivamente di natura culturale ma intende offrire un sostegno concreto e una piattaforma reale per la mobilitazione di energie e risorse intellettuali di primissimo livello. La Scuola infatti organizza seminari a porte chiuse in cui i docenti, il supervisory board e il board esecutivo dialogano sui temi più complessi ed attuali, cercando di delineare analisi e soluzioni utili al bene della comunità. Ad oggi il ciclo dei seminari ha visto la partecipazione di Giuliano Amato, Sabino Cassese, Carlo Messina e Pellegrino Capaldo. Previsti e confermati i futuri interventi del Presidente Francesco Profumo e della Prof.ssa Marta Cartabia.
In occasione del debutto di Associated Medias come media partner della scuola, abbiamo intervistato il prof. Sabino Cassese, uno dei membri del Supervisory Board, chiedendogli le ragioni che hanno portato alla nascita della scuola ma anche un suo autorevole parere sulla stagione politica che stiamo vivendo.
Professor Cassese, qual è la missione principale della “Scuola Politica Vivere nella Comunità” di cui lei è un autorevole rappresentante?
“Quella di formare giovani per la partecipazione alla vita politica e amministrativa del Paese, in assenza di forze politiche che svolgano quella funzione di selezione e di preparazione assolta una volta dai partiti politici”.
Quali sono gli obiettivi che vi siete dati?
“Selezionare ogni anno circa 30 giovani, anche con una pregressa esperienza amministrativa e politica, per introdurli nella complessità dello Stato, del governo dell’amministrazione”.
Perché una società sviluppata dovrebbe continuamente investire nella formazione?
“Perché, come dimostrato dagli studi sulla nuova geografia del lavoro (ad esempio, dal libro di Enrico Moretti), dal livello di formazione dipendono i modi di vita, il successo, le retribuzioni, il livello di partecipazione alla vita della comunità”.
Nel nostro paese si investe abbastanza in istruzione? Qual è lo stato di salute di scuole e università?
“Tutti gli indicatori segnalano una carenza: il numero degli studenti delle scuole superiori, il numero di laureati, il grado di conoscenza di una seconda lingua, ci collocano ai livelli più bassi tra i paesi dell’Unione Europea”.
E la formazione politica?
“Questo compito era svolto una volta dei partiti, sia informalmente sia formalmente. Informalmente, con la vita delle organizzazioni periferiche dei partiti, la carriera nei diversi livelli e gradi dei partiti, la partecipazione agli organi dirigenti nazionali Formalmente, perché molti partiti avevano vere e proprie scuole nelle quali si imparava a svolgere l’attività politica e a conoscere gli attori principali della politica”.
La laurea come precondizione per entrare in parlamento è populismo o è una pretesa ragionevole?
“La Costituzione stabilisce che per l’accesso agli uffici e alle cariche pubbliche una legge deve dettare i requisiti. Infatti, sono stabiliti i requisiti che riguardano l’età. Potrebbero essere stabiliti anche requisiti riguardanti sia le esperienze sia l’istruzione. Va anzi ricordato che, quando, nell’ottocento, si parlava dell’allargamento del suffragio universale, molti parlamentari osservarono che, collegando l’elettorato attivo, cioè il diritto di voto, all’istruzione, si sarebbe raggiunto il suffragio universale quando si sarebbe assicurato per tutti l’accesso al primo grado dell’istruzione”.
Cosa insegna o cosa dimostra la crisi politica di queste settimane?
“Sono molte le lezioni dell’attuale crisi. In primo luogo, il deficit di cultura organizzativa dominante nel nostro Paese. In secondo luogo, la debolezza dei partiti, che sono ormai soltanto organizzazioni di vertice, senza un forte radicamento sociale. In terzo luogo, la debolezza della seconda parte della Costituzione, quella che riguarda il governo perché da essa dipende l’instabilità degli esecutivi italiani.”
L’etica, intesa in senso aristotelico come tensione al bene, a suo giudizio è rimasta un caposaldo della politica attuale?
“L’etica è passata decisamente in secondo piano, così come la stessa politica. Domina la ricerca della popolarità. Tutti dovrebbero leggere il libro scritto da un giovane senatore americano, che sarebbe poi diventato presidente, John Kennedy. Era intitolato “Profili del coraggio” ed era un’analisi di uomini politici che avevano sfidato l’impopolarità per sostenere le loro idee e la loro politica.”
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