di Ennio Bassi
Tanto tuonò che… de Magistris. E già, tanta pioggia è dovuta cadere in Calabria prima che una candidatura di spessore cadesse dai cieli della politica nazionale per arrivare nella terra di Corrado Alvaro, lo scrittore che diceva “la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile”. In Calabria da tempo si soffre il senso dell’abbandono, la disperazione dell’impotenza d’innanzi all’incapacità della classe dirigente di avviare un qualsiasi progetto di rinascita efficace. Ed è in questo contesto che nasce la candidatura di Giuseppe de Magistris, sindaco uscente di Napoli, e neo candidato Governatore alle prossime elezioni di primavera in Calabria.
La notizia della candidatura, per ora attraverso una lista civica, poi si vedrà, l’ha data lui stesso: “Mi candido per amore della Calabria e ringrazio le calabresi e i calabresi che in questi giorni mi hanno mostrato affetto e stima esortandomi ad affrontare una sfida tanto difficile quanto straordinariamente affascinante. Sono indissolubilmente legato a questa Terra sin da bambino. Le estati dal 1975 al 1992; la prima sede da pubblico ministero (per scelta) dal 1995 al 1998; il ritorno (per scelta) dal 2003 al 2008 (cacciato dal Sistema per aver investigato il Sistema criminale); le estati dal 1995 ad oggi. Moglie calabrese, un figlio nato in Calabria. Sono napoletano doc, genitori napoletani, nonni paterni di origini lucane, nonno materno di origini siciliane. Insomma orgogliosamente un uomo del SUD. Da magistrato in Calabria ho dimostrato fedeltà alla Costituzione applicando l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.
In una sua lunga dichiarazione è spiegato il perché e il per come di questa scelta. Una scelta che ha radici antiche e che viene anche dal constatare, ancora una volta, come i partiti principali del centrosinista, a cominciare dal Pd, pur avendo nomi spendibili, ad esempio Marco Minniti, in Calabria da tempo non riescono a presentare nomi autorevoli. Mentre il centro destra, dopo la triste e prematura scomparsa di Jole Santelli, non potrà che rituffarsi sui fratelli Occhiuto, versione aggiornata dei fratelli Gentile, o al massimo su Sergio Abramo, che questa gara però l’ha già corsa e persa contro Agazio Lojero.
Sentiamo dunque dalle sue parole, le motivazioni di questa candidatura che, va detto, considerato come il centro destra gestisce il consenso in Calabria, non sarà certo in discesa. Anche perché, va detto pure questo, come magistrato in Calabria ha ovviamente lasciato più nemici che amici.
“Ho pagato un prezzo altissimo – ha detto de Magistris – perchè non sono scappato e non mi sono girato dall’altra parte anche quando ero consapevole che mi avrebbero fatto fuori. Sono autonomo e libero, senza prezzo. Sono stato fermato (scippandomi indagini su fatti gravissimi, strappandomi le funzioni di PM e trasferendomi per incompatibilità ambientale) per aver individuato un Sistema criminale – composto da politici, affaristi, magistrati, professionisti ed uomini delle istituzioni – che gestiva in modo illecito fiumi di denaro pubblico che erano destinati allo sviluppo della Calabria. La mia radice è questa, un uomo di giustizia che si è anche scontrato con la legalità formale divenuta abuso del diritto. Sono stato poi eletto Deputato al Parlamento Europeo, con circa 500.000 voti, per due anni ho svolto le funzioni di Presidente della Commissione Controllo Bilancio, occupandomi dei fondi europei. Poi ho accettato la sfida, inizialmente folle, di candidarmi a Sindaco di Napoli, con una coalizione civica. Ho vinto al ballottaggio con circa il 70% dei voti. Poi confermato, al ballottaggio e sempre con circa il 70% del consenso, nel 2016, con una coalizione prettamente civica. Unica esperienza in Italia di una grande città con un’amministrazione autonoma che ha vinto contro tutto il ceto politico dominante”.
“Ho ereditato Napoli – ha aggiunto– con i rifiuti sino al primo piano e l’abbiamo portata, prima della pandemia, ad essere la città d’Italia che più è cresciuta in cultura e turismo. Ma ora non è il momento di parlare di Napoli. Ma della Calabria. Mi rivolgerò, con umiltà e rispetto, a tutte le donne e a tutti gli uomini di questa Regione. So quanto sia profonda la sete di giustizia. Migrazioni di migliaia di giovani che vanno via, ambiente spesso violentato, servizi non sempre all’altezza di un popolo che ha una grande umanità e dignità, una criminalità non di rado oppressiva, una borghesia mafiosa alquanto dominante in settori della politica e delle istituzioni. Non sono un candidato calato dall’alto, ho sempre affrontato le sfide con la gente e tra la gente. Il popolo è la forza di quella rivoluzione che deve coniugare rottura del sistema e capacità di governo. Posso essere strumento per un processo di liberazione dal basso per dare voce ai tanti calabresi che non si piegano, che lottano per i valori costituzionali. Per una Calabria forte e autorevole, mai con il cappello in mano e il guinzaglio di un ceto politico trasversale che ha annichilito la potenzialità di questa terra. Abbiamo dimostrato di saper governare, con le mani pulite, senza mai cedere al compromesso morale e spezzando i legami tra criminalità organizzata e politica. Porto in dote autonomia, indipendenza, libertà, coraggio, amore e passione. Costruiremo insieme un programma chiaro e forte. Candideremo persone che hanno storie individuali e collettive credibili. Voglio dare voce a chi non l’ha avuta; potere a chi considera il potere come servizio per il bene comune e non come luogo per perseguire interessi di parte. Sono consapevole dell’impresa che appare impossibile, ma nulla è impossibile se c’è la volontà e lotterò con entusiasmo fino alla fine per la vittoria insieme alla maggioranza del popolo calabrese che desidera riscatto, sviluppo, libertà, giustizia sociale ed uguaglianza”.
Lo abbiamo detto, non sarà una passeggiata di salute quella di de Magistris e tanto meno una marcia trionfale, anche perché, c’è da scommetterci, anche da sinistra arriveranno no e distinguo alla sua candidatura. Ma certamente è una sfida credibile di un uomo che ha dimostrato prima a Catanzaro e poi a Napoli di avere la tempra del lottatore e il gusto per le sfide. Sarà anche un modo di vedere a che punto il tasso di indignazione dei calabresi sarà arrivato. Se vorranno veramente voltare pagina o affidarsi a quei sistemi di potere che la governano da decenni.
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